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Il Papa degli ultimi tra i migranti di via Mattei

Il Papa degli ultimi tra i migranti di via Mattei

Papa Francesco a Bologna ha visitato l'hub di via Mattei, ha pranzato con i poveri e i detenuti in San Petronio, ha incontrato l'Università in San Domenico e ha celebrato la messa allo stadio. Il Papa ha parlato delle tre “P”, “tre punti di riferimento”, tre “alimenti-base” per vivere: Parola, Pane e Poveri. In quelle parole erano compresi tutti, siamo compresi tutti. Anche i malati.

I malati erano presenti tra i poveri in San Petronio e tra i migranti di via Mattei, erano presenti anche allo stadio. Per questo credo sia un comportamento grave mettere i malati contro i migranti, è una “meschinità” dividere e alimentare conflitto tra chi soffre, alimentare una guerra tra gli ultimi. È una “meschinità” perché nasconde i veri responsabili, sia delle malattie che delle migrazioni.

Agli studenti il Papa ha ricordato che non devono farsi “sommergere dal dilagare di false notizie e dalle frasi fatte dei populismi”.

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Essere cittadini nella scuola

La scuola si mobilita per lo Ius soli e lo Ius culturae. Educatori e insegnanti sostengono l'appello lanciato dal maestro Franco Lorenzoni e dallo scrittore e professore Eraldo Affinati, insieme ai rappresentanti delle più significative associazioni di insegnanti, perché venga approvata la legge sullo Ius soli. Una petizione, quella di “insegnanti per la cittadinanza”, che insieme alle firme verrà consegnata al presidente Mattarella.Essere cittadini nella scuola

Domani, 3 ottobre, insegnanti e educatori indosseranno un nastrino tricolore, per ricordare che tutte le bambine e i bambini che frequentano le nostre scuole devono essere considerati italiani, qualunque sia la loro provenienza. Il 3 ottobre, dopo una delle più gravi stragi di migranti al largo di Lampedusa (persero la vita 386 persone), è la data che il parlamento italiano ha votato perché divenisse “Giornata della memoria delle vittime delle migrazioni”. Domani sarà anche una grande iniziativa nazionale perché nei luoghi educativi se ne discuta apertamente.

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Reddito di solidarietà alle famiglie in difficoltà

Reddito di solidarietà

Gentile Presidente, la povertà non è una scelta, è ingiustizia sociale.

In Emilia-Romagna in questi anni il tasso di povertà relativa è passato dal 2,2% del 2009 al 4,5% nel 2016, il che significa che circa 200.000 persone hanno difficoltà economiche a procurarsi beni e servizi. Sono invece oltre 65.000 le famiglie (3,3%) al di sotto della soglia di povertà assoluta, ovvero che non hanno reddito sufficiente a soddisfare i bisogni ritenuti essenziali. A questo si aggiunge il dato della emarginazione adulta che riguarda oltre 4.000 persone senza dimora.

Il contrasto alla povertà deve essere priorità della politica.

In Regione Emilia-Romagna oggi parte il “reddito di solidarietà” per contrastare la povertà. Sono circa 20mila le famiglie che potranno ricevere un sostegno economico fino a un massimo di 400 euro mensili per non più di 12 mesi, un sostegno legato a progetti di inclusione sociale e lavorativa. La Regione stanzierà 35 milioni di euro all’anno di risorse proprie che si sommano ai 37 milioni dello Stato per il Sostegno all’inclusione attiva (Sia). A queste risorse si aggiungono anche 20 milioni del Fondo sociale europeo per promuovere tirocini formativi finalizzati all'inserimento lavorativo.

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Scuole "schedate" a Bologna sulla (inesistente) teoria gender

Articolo 3Gentile Presidente, intervengo a proposito della cosiddetta (e inesistente) "teoria gender".

Giovedì a Palazzo D’Accursio il Comitato “Difendiamo i nostri figli”, emanazione del Family Day che si oppone al diritto previsto dalla legge per le persone dello stesso sesso di unirsi civilmente, ha presentato uno studio per sostenere che il 77% delle scuole bolognesi presentano “indizi di ideologia gender”, e il liceo classico Minghetti è stato bocciato con indicatore "rosso". Alla presentazione del cosiddetto “monitoraggio” era presente Forza Italia.

Si è trattato di una vera e propria schedatura di tutte le scuole di Bologna, una black list con uno stigma rosso, giallo o verde per ciascuna scuola, a seconda del tasso di “ideologia gender” contenuta nei suoi programmi scolastici.

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#RiapriamoLàbas ... in diecimila a Bologna per riaprire il Làbas

Gentile Presidente,

sono state almeno 10.000 le persone che hanno manifestato in corteo a Bologna contro lo sgombero del centro sociale Làbas, avvenuto il mese scorso. Voleva essere una festa ed una festa è stata, con tanti giovani, famiglie, associazioni che hanno chiesto di riaprire Labàs, un centro sociale che esiste da quasi 5 anni a Bologna dopo l'occupazione della ex caserma Masini, e che ha una grande importanza all'interno del Quartiere Santo Stefano e della nostra città: produzione culturale e artistica, mercato alimentare di Campi Aperti, welfare con il progetto "accoglienza degna", e molte altre attività sociali e culturali.
#RiapriamoLàbas ... in diecimila a Bologna per riaprire il Làbas
Lo sgombero della ex caserma Masini avvenuto l'8 agosto ha rappresentato una brutta pagina per Bologna. La violenza è sempre una sconfitta, è la testimonianza dell'incapacità di gestire una situazione conflittuale, è una dimostrazione di debolezza. Bologna non merita di vivere giornate così spietate, la nostra città ha le risorse, le capacità e l’umanità per trovare risposte.

Lo sgombero ha riproposto una riflessione sul tema della legalità, un dibattito che richiama la responsabilità di impegnarsi riguardo ad un tema che in questi giorni, come è sempre avvenuto in occasione di conflitti sociali, fa emergere divisioni profonde che attraversano inevitabilmente anche il nostro partito. Come per tutte le divisioni, per capire, non basterà ricorrere al pensiero comune, spacciato spesso da chi vuole una risposta facile e definitiva come buon senso, ma occorre andare a cercarne l'origine nei riferimenti culturali che le producono.

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Il Teatro Comunale di Bologna è una risorsa per la nostra città.

Bologna, Teatro ComunaleAbbiamo festeggiato i duecentocinquanta anni del Teatro Comunale di Bologna solo pochi anni fa, nel 2013. Tutta la città ha sostenuto il progetto di rilancio del Teatro.

Cosa perderebbe la città di Bologna se il suo teatro fosse declassato o addirittura chiuso?

La Bologna dei prossimi cinque anni dovrà essere ancora più di oggi una città della conoscenza e della cultura. Non può permettersi di rinunciare al valore della sua tradizione teatrale che va invece alimentata. I teatri costano molto di più di quanto ricavano, tutti i teatri. Ma coltivano e diffondono una forma d’arte importante per il nostro Paese. Deve quindi cambiare il modo in cui i teatri vengono gestiti, provando a massimizzare l’uso degli spazi per offrire da un lato maggiori opportunità ai potenziali fruitori e dall’altro maggiori introiti privati. Ogni scelta quindi sulla vita o la morte di un teatro deve essere presa con trasparenza, consapevolezza e serietà.

Oggi è lunedì 26 giugno 2017, se entro domani non si approva il bilancio in pareggio è automatico il commissariamento con il rischio declassamento o liquidazione del Comunale.

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