Per evitare la terza ondata, serve responsabilità da parte di tutti

In Emilia-Romagna, sono 73 i decessi per Covid-19 registrati oggi. 1574 i contagiati, 222 le persone in terapia intensiva e 2831 quelle ricoverate con sintomi. La pandemia Covid-19 ci ha fatto scoprire, sperimentando ciascuno le conseguenze, l'interdipendenza fra le persone e fra le comunità locali, nazionali e globali. La libertà e il benessere individuale sono sempre anche sociali, e l'aiuto reciproco dovrebbe essere una risposta obbligata. In questi mesi, inoltre, abbiamo imparato che le competenze sono importanti, che lo Stato è necessario e che occorre una risposta collettiva per contrastare la pandemia.

Oggi, non sappiamo l'effetto che le riaperture di questi giorni che precedono il Natale avranno sui nuovi casi, sappiamo solo che i decessi arrivano circa una ventina di giorni dopo il contagio. Il virus si trasmette tra persone sufficientemente vicine, senza mascherina o con la mascherina usata male, e la probabilità di contagio aumenta con il tempo in cui si sta in quelle condizioni. Il rispetto delle regole di distanziamento e dei flussi è fondamentale. E naturalmente ogni assembramento di sorta in ogni situazione deve essere vietato.

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Giulio Regeni, una lotta di civiltà per i diritti umani

Era il 25 gennaio 2016, quando Giulio Regeni veniva torturato e ucciso in Egitto. Giulio aveva 28 anni ed era un dottorando dell'Università di Cambridge. Sono stati 5 anni di depistaggi e di promesse non mantenute.

Pochi giorni fa, la procura di Roma ha individuato in 4 agenti della National Security egiziana i torturatori di Giulio. Nella stanza 13 della sede dei servizi di sicurezza egiziani, Giulio Regeni è stato torturato e seviziato. Non è accettabile che orrori di questo tipo non vengano perseguiti per legge e ringrazio la magistratura Italiana per la professionalità e la determinazione nella ricerca della verità.

Bologna è una città civile, votata alla salvaguardia dei diritti umani, e per questo il Comune di Bologna ha esposto uno striscione per chiedere verità per Giulio Regeni e la scarcerazione di Patrick Zaki.

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Patrick Zaki ancora in carcere

C'era attesa per la sentenza sulla detenzione di Patrick Zaki, studente e cittadino di Bologna, arrestato al Cairo lo scorso 7 febbraio. L'udienza per la custodia in carcere si è tenuta ieri ed erano presenti anche diplomatici di Italia, Germania, Olanda e Canada.

Purtroppo, le notizie che riceviamo dall’Egitto sono ancora una volta terribili: il tribunale ha deciso di rinnovare la carcerazione di Patrick Zaki per ulteriori 45 giorni. Una decisione crudele e vergognosa, Zaki è in carcere in Egitto per le sue idee, perché colpevole di pensare in modo diverso da chi governa il suo paese.

Lo studente dell’Università di Bologna si trova in carcere in Egitto ormai da dieci mesi, oltre 300 giorni: serve un’azione internazionale più forte. Le Istituzioni nazionali ed europee non possono continuare a sopportare una violenza che sta portando a una lunga e ingiusta permanenza in carcere, alla privazione delle libertà personali per Zaki, nell’assenza delle minime garanzie giudiziarie.

Non possiamo lasciare solo Patrick Zaki e i tanti che oggi ancora soffrono per la repressione del governo egiziano.
Come Consiglieri comunali, possiamo e dobbiamo anche chiedere con forza di approvare con urgenza la delibera in Consiglio comunale per conferire la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki.

Bilancio partecipativo: più di 22mila voti!

Più di 22.000 voti per migliorare la città di Bologna, vincono natura, sport e socialità.

I sei progetti vincitori, uno per Quartiere, sono a Borgo Panigale-Reno il progetto “ParCULT 23” per riqualificare Piazza Giovanni XXIII; a Navile “Punto riuso” per la riqualificazione di un immobile da adibire a punto riuso; a Porto-Saragozza “Nanetti Basket Garden” per riqualificare il campo dietro il PalaDozza; a San Donato-San Vitale “Scandellara Rocks” per la messa in sicurezza delle scuderie del parco di Villa Scandellara e a Santo Stefano “Viva i colli vivi” per riqualificare i campi da basket, pallavolo e la pista di pattinaggio del Parco Cavaioni.

Ancora una volta, il risultato è la dimostrazione dell'importanza della promozione della partecipazione attiva, per permettere ai cittadini di scegliere quali progetti realizzare per migliorare la nostra comunità: informare le persone, coinvolgere in percorsi di collaborazione per creare coesione e solidarietà, e fare più bella la nostra città.

È il risultato di un lavoro portato avanti nello scorso mandato che oggi, grazie alla Fondazione per l'Innovazione Urbana, è giunto alla terza edizione: a Bologna i cittadini possono decidere come e dove destinare parte delle risorse del bilancio del proprio quartiere, attraverso un percorso partecipato.

http://partecipa.comune.bologna.it/bilancio-partecipativo

Priorità alla scuola

L'immagine di chi non s'arrende sono studenti, insegnanti e genitori che sabato 5 dicembre 2020, con il comitato Priorità alla scuola, hanno portato doni davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna, per regalare la scuola a Natale: uno zaino, un astuccio, un quaderno.

La richiesta è di ripristinare "il diritto all'istruzione, non garantito dalla didattica a distanza".

In Italia, ancora una volta, si riapre tutto ma non la scuola, mentre in tutta Europa i paesi europei hanno continuato a garantire la didattica in presenza, nonostante il Coronavirus.

Le nostre scuole sono sicure. Lo ha dichiarato il Commissario straordinario Domenico Arcuri, e lo hanno ricordato sia il Coordinatore del Comitato tecnico scientifico nazionale che direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell'Ausl di Bologna Paolo Pandolfi, quando hanno ribadito che la scuola non risulta faccia crescere i contagi, ma è uno dei luoghi più protetti.

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Digiuno per la salute nelle carceri, se il virus dilaga è un rischio per tutti

Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, è impegnata dal 10 novembre in un'azione nonviolenta di digiuno, per chiedere al Governo di ridurre il sovraffollamento nelle carceri. Anche il Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e delle pene, ha stilato dieci raccomandazioni indirizzate agli Stati membri del Consiglio d’Europa, in cui viene sollecitata l’urgenza di ridurre le presenze nelle carceri, mentre la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović, chiede di intervenire per attivare misure alternative al carcere.

Nelle carceri italiane, oltre alle carenze strutturali degli edifici, continua a essere allarmante il sovraffollamento e la carenza di personale della polizia penitenziaria e di educatori. Il carcere è una realtà in cui il rischio della diffusione del Coronavirus è molto alto: non è previsto il distanziamento sociale, impossibile da applicare nei casi di sovraffollamento: la distanza minima di un metro nelle celle non viene infatti rispettata.

Al 13 novembre 2020, sono più di 600 i detenuti positivi e più di 800 gli operatori penitenziari contagiati, di cui la maggior parte personale di polizia penitenziaria. All’interno del carcere Dozza di Bologna sono almeno 12 i detenuti contagiati. Bisogna prevenire l'epidemia, non cercare rimedio dopo. Bisogna ricorrere alle misure alternative e aumentare la detenzione domiciliare per le persone che sono a fine pena, per rispondere così sia alla crisi legata al sovraffollamento che all’epidemia Covid-19. Bisogna intervenire prima che l’epidemia entri dentro le carceri, causando problemi sanitari e di sicurezza sociale enormi per il Paese, aumentando la pressione per il nostro sistema sanitario nazionale.

In Italia, sono più di 8.000 detenuti che devono scontare da 1 giorno a 12 mesi e altrettanti da 1 a 2 anni come pena residua. Parliamo di circa 16.000 persone. In uno Stato democratico, vista l’emergenza del Coronavirus, l’amnistia e l’indulto sarebbero provvedimenti necessari. In alcune carceri italiane, il sovraffollamento ha picchi del 200%: alla Dozza la capienza massima di 500 persone è ampiamente superata dalle circa 700 presenze.

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