#lecosecheabbiamoincomune: scopriamole venerdì 3 da We_Bologna

Una festa per brindare alla chiusura di una bella campagna elettorale. Sono state settimane intense di riunioni, e-mail, telefonate, incontri nei circoli, nei bar, a casa di vecchi amici e di nuovi sostenitori. Settimane di idee, progetti, sorrisi e pacche sulle spalle, pensando al lavoro fatto in questi cinque anni da consigliere comunale e a quello che ci aspetta domani.

Da We_Bologna ci sarà musica, da bere e da mangiare. Sarà l’occasione per conoscere questo ostello per studenti e viaggiatori, frutto di un bel progetto di riqualificazione dell’ex Ferrhotel. Ma sarà soprattutto l’occasione per ritrovarci, guardarci in faccia e pensare a #lecosecheabbiamoincomune.

Cittadini coltivatori: un nuovo modello di sviluppo è possibile

Un nuovo modello di sviluppo, che parte dal basso e dalla periferia, da cittadini che si mettono insieme, e da istituzioni che li sostengono. La storia della cooperativa di cittadini coltivatori biologici Arvaia e del Parco Città Campagna a Borgo Panigale insegna come sia possibile fare economia e creare lavoro, puntando su partecipazione, bene comune, sostenibilità, ambiente e salute.

La cooperativa Arvaia è la prima Csa (Community supported agricolture) in Italia. È stata fondata il 15 febbraio 2013 da un gruppo di 7 persone, in poco tempo passati a 50 soci, che all’inizio coltivavano 3 ettari di terra comunali. Oggi i soci sono 250 e la cooperativa, dopo aver vinto un bando del Comune di Bologna, ha in gestione 45 ettari. Dalla semina al raccolto, la gestione del lavoro è collettiva e i prodotti sono destinati prevalentemente alla sussistenza dei soci stessi.

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Dal Cie all’hub: Bologna modello di accoglienza

Da centro di identificazione ed espulsione con condizioni di vita (e di lavoro) inaccettabili, a hub regionale dove fare vera accoglienza per profughi e richiedenti asilo. Quella per la chiusura del Cie di Bologna è stata una delle battaglie più intense di questi miei cinque anni da consigliere comunale. Una battaglia iniziata più di tre anni fa, con un primo intervento in Consiglio comunale dopo le denunce di Medici per i diritti umani e della Garante delle persone detenute in Emilia-Romagna.

“Credo sia il momento opportuno per chiedere con forza di chiudere definitivamente il Cie di Bologna, una struttura che rappresenta non solo un pericolo per le persone ma anche un costo sociale e economico enorme – dicevo allora –. Il Cie è un luogo di degrado, di violazione dei diritti umani. L'emergenza sanitaria e di igiene pubblica, cosi come prevede la legge, impegna tutti noi a chiedere la chiusura immediata del Cie. Possiamo farlo”.

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Scuola, nelle mense di Bologna cibi più buoni e più sani

Quella dell’Osservatorio cittadino delle mense scolastiche è una bella storia di partecipazione, che inizia nel 2011 grazie alla passione di alcuni genitori bolognesi, a cui poi se ne sono uniti tanti altri, insieme a insegnanti ed educatori. Una storia che, almeno un po', ho contribuito a scrivere anche io, a partire dall’ordine del giorno, approvato nel marzo 2012 dal Consiglio comunale, che ha portato ad aumentare la percentuale di cibi sani e ad avviare una Commissione mense cittadina e tante Commissioni all’interno dei nidi e delle scuole d’infanzia.

È così che oggi Bologna può vantare un servizio con una qualità che ha pochi uguali: praticamente tutti i prodotti serviti nelle mense scolastiche sono italiani, la maggior parte sono a filiera corta, il 90% sono biologici oppure Igp e Dop. Allo stesso tempo è aumentata la sicurezza e sono aumentati i controlli. E i bambini? Sembrano apprezzare, soprattutto i primi e i secondi piatti, meno i contorni e le verdure, ma questo è un problema di educazione, che non riguarda solo la scuola.

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