Gli invisibili senza tampone: dobbiamo estendere i tamponi anche agli operatori sociali

invisibili senza tamponeIn questi giorni in cui chiediamo ai cittadini di Bologna di restare a casa per frenare l'epidemia COVID-19, c'è chi affronta notte e giorno l'emergenza Coronavirus. Stiamo affrontando un'emergenza sanitaria, problemi di tipo economico, ma non possiamo dimenticare i servizi sociali che, a Bologna, di fronte all’emergenza, si stanno riorganizzando.

Se usciremo dalla crisi, sarà in gran parte merito di medici, infermieri e del personale degli ospedali. Sarà anche merito di educatori, assistenti sociali e volontari che continuano a occuparsi delle persone più fragili.

Le categorie da sottoporre al test, oggi, in via prioritaria, sono giustamente gli operatori sanitari, come anche i residenti nelle Rsa e nelle strutture per lungodegenti. Ma, in questi giorni in cui chiediamo ai cittadini di Bologna di restare a casa per frenare l'epidemia COVID-19, c'è chi affronta notte e giorno l'emergenza Coronavirus sul piano sociale e non solo sanitario: penso a chi lavora per le persone più fragili, in raccordo con le parrocchie e con le associazioni di volontariato. Insieme al personale medico che lavora nelle strutture sanitarie della nostra città, sono tanti gli operatori del sociale e del mondo educativo che, invece di rimanere a casa al sicuro con i propri cari, si trovano a dover fronteggiare la pandemia Coronavirus.

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Carcere e Coronavirus. La situazione del carcere Dozza di Bologna

carcere della Dozza a BolognaDurante le tensioni scoppiate anche all’interno del carcere della Dozza a Bologna, in seguito alle restrizioni imposte dalle misure anticoronavirus che hanno limitato i colloqui con i familiari, alcuni detenuti hanno sottratto le medicine dall'infermeria e un detenuto della Casa Circondariale di Bologna è morto per un'overdose da psicofarmaci. Le rivolte nelle carceri sono episodi molto gravi e la violenza, oltre a essere sempre sbagliata, è anche controproducente.

Oltre ai danni economici, dobbiamo purtroppo “contare” anche i danni umani, creati da una gestione superficiale della situazione carceraria, che ha messo in difficoltà tutto il personale che opera già in condizioni difficili all’interno delle carceri. Penso naturalmente al personale della polizia penitenziaria e agli educatori. Nelle carceri italiane, oltre alle carenze strutturali degli edifici, è allarmante anche la carenza di personale della polizia penitenziaria e di educatori: nel carcere Dozza di Bologna sono solo 6 gli educatori per 891 detenuti.

Il decreto “Cura Italia” punta a facilitare la detenzione domiciliare per le persone che sono a fine pena, per rispondere così sia alla crisi legata al sovraffollamento che all’epidemia Coronavirus. In Italia ci sono più di 8.000 detenuti che devono scontare da 1 giorno a 12 mesi e altrettanti da 1 a 2 anni come pena residua. Parliamo di circa 16.000 perone.

Il quotidiano “La Repubblica” scrive di quattro contagi all’interno del carcere Dozza di Bologna. Bisogna prevenire l'epidemia, non cercare rimedio dopo. Bisogna ricorrere alle misure alternative e aumentare la detenzione domiciliare, tenendo presente che 16mila detenuti hanno una pena residua inferiore ai due anni.

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Solidarietà ai tempi del Coronavirus. Bologna, le strutture del Piano Freddo per offrire protezione alle persone senza dimora

emergenza Coronavirus per la stradaIn questi giorni in cui chiediamo ai cittadini di Bologna di restare a casa per frenare l'epidemia COVID-19, c'è chi affronta notte e giorno l'emergenza Coronavirus per la strada, perché una casa non ce l'ha. Sono le persone senzatetto. 

Quella dei senza tetto è un'emergenza straordinaria, parliamo degli "ultimi": persone con problematiche legate alle dipendenze ma anche donne e uomini in situazione di povertà relazionale ed economica, come conseguenza anche della crisi economica. La relazione d'aiuto con le persone che non hanno casa e che dormono per strada è molto spesso problematica, difficile. Le persone che dormono per strada e che occupano materassi e cartoni, come tutti noi, hanno un volto e una storia che li conduce fino lì. E la povertà non è una scelta, è ingiustizia sociale.

A Bologna, sono più di 2.500 i cittadini senza fissa dimora, persone che, prive di residenza, non hanno un medico a cui rivolgersi in caso di sintomi. Le misure di contenimento creano anche problemi non facili da superare per gli operatori, le organizzazioni e i volontari che si occupano di aiutare gli uomini e le donne senza dimora.

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Bologna in piazza per Zaky

La città di Bologna si mobilita per la liberazione di Patrick Zaky.

Oggi alle 18:00, Università, Comune, Associazioni, movimento delle Sardine, parteciperanno a un corteo per manifestare a favore della scarcerazione di Patrick, muovendosi da via Zamboni 33 fino a piazza Maggiore.

Per la liberazione Patrick Zaky

Mentre sono trascorsi quattro anni di impunità per gli agenti di sicurezza egiziani che hanno torturato a morte il ricercatore italiano Giulio Regeni, dal Cairo arrivano notizie del giovane egiziano Patrick Zaki, studente all’Università di Bologna, torturato con scosse elettriche dalle stesse forze di sicurezza. Questa volta, però, l’Italia e l’Europa devono farsi sentire di più: questa volta, deve andare meglio.

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4 anni senza Giulio

Sabato 25 gennaio, anche Bologna si è tinta di giallo per Giulio Regeni. A quattro anni dalla scomparsa del giovane ricercatore italiano, Amnesty International ha organizzato manifestazioni in tutta Italia per chiedere verità e giustizia per il giovane torturato e ucciso in Egitto. Era il 25 gennaio 2016. Sono trascorsi quattro anni da quel 25 gennaio e le autorità egiziane si ostinano ancora a non rendere noti i nomi di chi ha ordinato e di chi ha eseguito il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio. Quattro anni di depistaggi e di promesse non mantenute.

4 anni senza Giulio Regeni

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Laurent aveva 14 anni ed è morto in aereo sognando l'Europa

Ani Guibahi Laurent BarthélémyLaurent aveva 14 anni ed è morto in aereo sognando l'Europa
si chiamava Ani Guibahi Laurent Barthélémy, il ragazzo quattordicenne morto assiderato nel carrello dell’aereo dove si era nascosto per provare a raggiungere Parigi. Da Abdjan, la capitale della Costa d’Avorio, sono cinque o sei ore di volo e la temperatura può scendere fino a 50 gradi sotto lo zero. Laurent frequentava la scuola media, ed è morto a quattordici: ha scavalcato il muro di cinta dell’Aereoporto, si è nascosto e ha poi abbracciato il carrello dell’aereo. I genitori hanno dato l’allarme non vedendolo tornare a casa da scuola.

Lo scrittore Roberto Saviano ha scritto un bellissimo articolo, "In memoria di un bambino morto in aereo sognando l'Europa", ricordando che Laurent "Rincorreva l'unica possibilità di felicità che gli era stata data: scappare".

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