Solidarietà ai tempi del Coronavirus. Bologna, le strutture del Piano Freddo per offrire protezione alle persone senza dimora

In questi giorni in cui chiediamo ai cittadini di Bologna di restare a casa per frenare l'epidemia COVID-19, c'è chi affronta notte e giorno l'emergenza Coronavirus per la strada, perché una casa non ce l'ha. Sono le persone senzatetto. 

Quella dei senza tetto è un'emergenza straordinaria, parliamo degli "ultimi": persone con problematiche legate alle dipendenze ma anche donne e uomini in situazione di povertà relazionale ed economica, come conseguenza anche della crisi economica. La relazione d'aiuto con le persone che non hanno casa e che dormono per strada è molto spesso problematica, difficile. Le persone che dormono per strada e che occupano materassi e cartoni, come tutti noi, hanno un volto e una storia che li conduce fino lì. E la povertà non è una scelta, è ingiustizia sociale.

A Bologna, sono più di 2.500 i cittadini senza fissa dimora, persone che, prive di residenza, non hanno un medico a cui rivolgersi in caso di sintomi. Le misure di contenimento creano anche problemi non facili da superare per gli operatori, le organizzazioni e i volontari che si occupano di aiutare gli uomini e le donne senza dimora.

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Bologna in piazza per Zaky

La città di Bologna si mobilita per la liberazione di Patrick Zaky.

Oggi alle 18:00, Università, Comune, Associazioni, movimento delle Sardine, parteciperanno a un corteo per manifestare a favore della scarcerazione di Patrick, muovendosi da via Zamboni 33 fino a piazza Maggiore.

Mentre sono trascorsi quattro anni di impunità per gli agenti di sicurezza egiziani che hanno torturato a morte il ricercatore italiano Giulio Regeni, dal Cairo arrivano notizie del giovane egiziano Patrick Zaki, studente all’Università di Bologna, torturato con scosse elettriche dalle stesse forze di sicurezza. Questa volta, però, l’Italia e l’Europa devono farsi sentire di più: questa volta, deve andare meglio.

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4 anni senza Giulio

Sabato 25 gennaio, anche Bologna si è tinta di giallo per Giulio Regeni. A quattro anni dalla scomparsa del giovane ricercatore italiano, Amnesty International ha organizzato manifestazioni in tutta Italia per chiedere verità e giustizia per il giovane torturato e ucciso in Egitto. Era il 25 gennaio 2016. Sono trascorsi quattro anni da quel 25 gennaio e le autorità egiziane si ostinano ancora a non rendere noti i nomi di chi ha ordinato e di chi ha eseguito il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio. Quattro anni di depistaggi e di promesse non mantenute.

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Newsletter gennaio 2020

Ciao e ben ritrovati all'appuntamento con la newsletter!

Scrivo questa news a pochi giorni dal voto in Emilia-Romagna, ma anche per raccontarvi dell’approvazione in Consiglio comunale del bilancio comunale 2020-22 e dell’esperienza del laboratorio di sartoria sociale per sostenere le "sardine” e l’integrazione dei migranti.

Elezioni regionali, c’è bisogno anche del tuo voto

Domenica 26 gennaio 2020 si vota per eleggere il Presidente della Regione Emilia-Romagna. I seggi rimarranno aperti dalle 7 alle 23.

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Laurent aveva 14 anni ed è morto in aereo sognando l'Europa

Laurent aveva 14 anni ed è morto in aereo sognando l'Europa
si chiamava Ani Guibahi Laurent Barthélémy, il ragazzo quattordicenne morto assiderato nel carrello dell’aereo dove si era nascosto per provare a raggiungere Parigi. Da Abdjan, la capitale della Costa d’Avorio, sono cinque o sei ore di volo e la temperatura può scendere fino a 50 gradi sotto lo zero. Laurent frequentava la scuola media, ed è morto a quattordici: ha scavalcato il muro di cinta dell’Aereoporto, si è nascosto e ha poi abbracciato il carrello dell’aereo. I genitori hanno dato l’allarme non vedendolo tornare a casa da scuola.

Lo scrittore Roberto Saviano ha scritto un bellissimo articolo, "In memoria di un bambino morto in aereo sognando l'Europa", ricordando che Laurent "Rincorreva l'unica possibilità di felicità che gli era stata data: scappare".

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