Migranti, ancora una strage nel Mediterraneo

Un naufragio, il 12 novembre, ha causato la morte di almeno 74 migranti al largo di Khums, in Libia. Si tratta dell'ultima di una lunga serie di tragedie nel Mediterraneo. L'imbarcazione trasportava oltre 120 persone, tra cui donne e bambini. Sono centinaia gli uomini, le donne e i bambini morti nelle acque del Mediterraneo, al largo delle coste libiche, in fuga da guerre e fame.

Nel 2020, almeno 900 persone sono annegate nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere le coste europee. Più di 11.000 migranti sono stati riportati in Libia, in un paese dove possono rischiare di subire violazioni dei diritti umani: detenzione, abusi, sfruttamento, come documentato dalle Nazioni Unite. L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), sostiene che la Libia non sia un porto sicuro e chiede alla comunità internazionale e all'Unione europea di intraprendere azioni urgenti e concrete affinché i migranti non vengano più riportati in questo paese.

Dobbiamo chiederci cosa stiamo facendo e cosa possiamo fare per organizzare il salvataggio dei profughi, per costruire un sistema di solidarietà e accoglienza europeo, in grado di rispondere concretamente al dramma dei migranti.

SOS by Ann Hirsch Jeremy Angier

La perdita di vite umane nel Mediterraneo è una manifestazione dell'incapacità degli Stati di costruire un sistema di ricerca e soccorso, in quella che è la rotta più mortale del mondo, tra la Libia e il Mediterraneo. Le persone non dovrebbero essere riportate in Libia e si dovrebbe dar vita a un meccanismo di sbarco legale, a cui possano far seguito le azioni di solidarietà degli altri Stati europei.

Tra le 6 vittime di un altro naufragio dell’11 novembre, c'era anche una bimba di 6 mesi. La Ong Open Arms è riuscita a salvare 110 persone da un gommone spaccato in due proprio durante le operazioni di soccorso. Abbiamo tutti ascoltato le grida di terrore della madre alla ricerca della sua bambina, trasportata a Lampedusa per essere sepolta. Alcuni giorni dopo, il 14 novembre, una giovane donna migrante è diventata mamma a bordo dell'elicottero del 118 che la stava portando ad Agrigento. È l'altra faccia degli sbarchi di migranti che arrivano in Italia.

L'Europa deve garantire una vita libera e dignitosa, a ciascun essere umano.

Lo scorso 23 settembre, è stato presentato il nuovo Patto europeo su Migrazione e Asilo. L'obiettivo del Patto è costruire una politica comune europea per la gestione dell'asilo e della migrazione, sulla base dei principi della solidarietà e dell'equa ripartizione delle responsabilità. Il Patto propone un maggiore equilibrio nella gestione del fenomeno migratorio a livello UE, offrendo risposte “europee” ma che prendano in considerazione le specifiche esigenze degli Stati membri. Il Patto europeo su Migrazione e Asilo si basa su 4 elementi fondamentali: condivisione della responsabilità e solidarietà (superare Dublino); un sistema di gestione efficiente delle frontiere esternepercorsi legali e integrazione per persone che necessitano protezione; gestione della migrazione anche attraverso accordi con Paesi terzi.

Se vogliamo evitare nuove strage di migranti in mare, l'unica soluzione è impegnarsi a risolvere i conflitti che sono all'origine delle guerre in Medio Oriente e lavorare per migliorare le condizioni di vita del sud del mondo. Come Amministratori locali e cittadini europee, dobbiamo essere disponibili a rafforzare l'unità politica dei paesi dell'Unione Europea, impegnarci per una politica estera comune e chiedere la costruzione di un'Europa politica e solidale.

E dobbiamo sostenere le Ong che conducono operazioni di soccorso: i loro interventi devono essere riconosciuti quali attività che rispondono all'imperativo umanitario di salvare vite umane.