Coronavirus, l’emergenza è anche il lavoro
Nel periodo di grave crisi sanitaria che stiamo attraversando, si presenta una nuova esclusione che riguarda le persone che hanno perso o rischiano di perdere il lavoro, in particolare le donne e i giovani precari. In un momento storico in cui molte aziende rischiano di non riaprire o di chiudere, e con loro la perdita di posti di lavoro e con questi gli stipendi che sostengono le famiglie.
Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel 2020, l'Europa rischia di perdere 12 milioni di posti di lavoro a causa della crisi innescata dalla pandemia di Coronavirus. Tra i settori più a rischio, turismo e ristorazione, industria manifatturiera e vendita al dettaglio.
Oggi, 4 maggio, in Italia rientrano al lavoro 4,4 milioni di persone, di cui 1,1 milioni di donne (25,2 %) e 3,2 milioni di uomini (74,8 %). Quasi il 75% dei lavoratori che oggi tornano al lavoro sono quindi uomini (https://www.lavoce.info/archives/66106/nella-fase-2-a-casa-giovani-e-donne/). Come sarà possibile conciliare le esigenze di rientro al lavoro e di cura della famiglia ai tempi del Coronavirus?
Come Amministratori, credo importante riflettere sugli scenari futuri dell’economia del nostro paese e della nostra città. I progressi registrati negli ultimi anni sull’occupazione femminile, rischiano infatti di essere persi. E, con la chiusura della scuola, le misure previste dal Governo (bonus babysitter o estensione del congedo parentale) sono insufficienti.
I giovani e le donne sono tra le persone che faranno più fatica a rientrare nel mercato del lavoro. E la crisi sanitaria rischia di portare a una crisi economica che può trasformarsi in una gravissima crisi umana (sociale e abitativa), anche a Bologna.
Durante l’emergenza Covid-19, abbiamo posticipato a settembre il pagamento della TARI, prevedendo anche uno sconto di 10 milioni di euro, e scontato la Cosap. Ma al Fondo San Petronio promosso dalla Curia sono arrivate più di 2.300 domande, mentre per i buoni spesa del Comune più di 11mila richieste (solo il 10% sono persone conosciute dai servizi sociali comunali). E molte famiglie, anche a Bologna, sono in difficoltà per pagare l’affitto: chi ha perso il lavoro ha paura di restare anche anche senza la casa.
L’Assessore al bilancio Davide Conte afferma che “nulla sarà come prima”, ricordando il rischio di aumento delle disuguaglinze sociali, che è proprio quello che noi a Bologna non vogliamo e cerchiamo di contrastare in tutti i modi. E l’Assessore al Lavoro Marco Lombardo ha attivato un tavolo metropolitano per la sicurezza sui luoghi di lavoro”.
Dovremo essere capaci di costruire progetti per ridurre le disuguaglianze ed evitare che la crisi sanitaria e economica si traduca in crescente esclusione. Tra le sfide che dobbiamo affrontare oggi e nel prossimo futuro, il lavoro deve essere priorità della politica.
Provo a formulare quattro proposte che potremmo anche condividere con la città:
- consolidare il telelavoro, assicurando alternanza tra lavoratrici e lavoratori, anche per facilitare la conciliazione tra vita e lavoro;
- monitorare il mercato del lavoro delle donne e dei giovani, per contrastare la perdita di occupazione femminile e giovanile;
- facilitare l’adozione di piani per la sicurezza aziendale (monitoraggio sanitario, sanificazione, dispositivi di protezione individuale, organizzazione degli spazi);
- definire un piano metropolitano di reinserimento lavorativo, in particolare delle persone in condizione di fragilità e vulnerabilità (insieme a Città Metropolitana, Comuni della provincia, società partecipate, imprese profit, mondo della cooperazione sociale e del volontariato), promuovendo la responsabilità sociale territoriale.
Infine, occorrerà lavorare per riqualificare il bilancio comunale e ripensare a quale può essere il ruolo del Comune nei prossimi anni e cambiare paradigma: da fornitore di una lunga lista di servizi dobbiamo limitarne il ruolo diretto a fornitore dei servizi che consideriamo più rilevanti come comunità (scuola, sociale e sanità, ambiente e mobilità, la casa) e dobbiamo espandere la collaborazione con cittadini, aziende e associazioni su molti altri bisogni.
Gentile Presidente, il lavoro è aspetto decisivo delle condizioni di appartenenza sociale e di valorizzazione delle risorse costituite dalle persone. Occorre che ogni donna e giovane delle nostra città sappia di poter contare, nei momenti di difficoltà, su servizi che lavorano per rendere la città un contesto abitabile, soprattutto nelle situazioni di difficoltà occupazionale e fragilità sociale come quello che stiamo vivendo.