Carcere e Covid-19: dobbiamo ridurre il sovraffollamento per evitare una tragedia nelle carceri
La situazione del sistema carcerario italiano, di fronte al sovraffollamento e al calo di risorse, è drammatico. All'interno della Casa Circondariale di Bologna, la capienza di 500 detenuti è abbondantemente superata dalle 822 presenze.
Alcuni giorni fa a Bologna è morto un detenuto, a causa del contagio da Covid-19. È l'ennesimo dramma al quale purtroppo siamo ormai abituati nelle carceri. Questa morte pesa come una piuma nella coscienza collettiva e non basta certo a convincere i benpensanti che uno stato democratico ha il dovere di garantire condizioni di vita dignitose anche in un luogo di restrizione. Il carcere non dovrebbe infatti punire, ma rieducare. Per cercare di capire, non riesco a non prendere prima di tutto in considerazione la domanda: lasciar morire non è forse un modo, anche se non voluto e sicuramente più nascosto, di dare la morte? La Costituzione della Repubblica Italiana afferma il principio che la pena ha fini di recupero e di reinserimento sociale.
Il Comune di Bologna, in questi anni, ha riattivato lo Sportello del cittadino dentro il carcere, che offre un servizio di rilascio della documentazione anagrafica. Abbiamo ripristinato all’interno del carcere cittadino la figura dell’assistente sociale che garantisce il collegamento “tra dentro e fuori”, tra il detenuto e la città, supportando i detenuti negli ultimi 6 mesi di detenzione e nei primi mesi di libertà, per favorirne il reinserimento sociale ed evitare le recidive. Abbiamo riattivato il Comitato Locale per l'esecuzione penale per mettere in rete tutte le risorse e esperienze già attive e che possono attivarsi.
Ieri, l'ex procuratore di Milano Bruti Liberati di fronte all'emergenza Coronavirus chiede con urgenza di "ridurre il sovraffollamento, prima che la situazione possa diventare ingestibile … Se il carcere va fuori controllo, è a rischio infatti la sicurezza pubblica".
Le Camere Penali Italiane, con un pubblico appello rivolto al Governo e a tutti i parlamentari della Repubblica, hanno formulato una proposta che, se messa in atto, consentirebbe di decongestionare le carceri in tempi brevi, senza interrompere la espiazione delle pene ma semplicemente sostituendone la esecuzione per pene inferiori a due anni con la detenzione domiciliare, una volta accertata la semplice condizione della esistenza, naturalmente, di un domicilio stabile.
Credo che occorra riflettere sulle responsabilità (irresponsabilità) di una classe dirigente refrattaria al rispetto delle regole, della legge e dei principi addirittura costituzionali. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, perché questa volta gli errori saranno chiari a tutti e potrebbero essere davvero imperdonabili.