Bologna città aperta
L’attività di solidarietà sociale non è mai stata così sotto attacco da parte dei poteri dello Stato come oggi. Chi cerca di adempiere ai “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” per “garantire i diritti inviolabili dell’uomo” sanciti dall’articolo 2 della Costituzione, rischia di trovarsi segnato come “buonista” che attenta alla sicurezza. Tra i diritti inviolabili c’è innanzitutto il diritto alla vita, e ad una vita dignitosa.
In questi giorni sono ripresi i viaggi di barconi verso la Sicilia, e mentre 70 migranti annegano al largo della Tunisia, il ministro dell'Interno Salvini decide di sequestrare la nave Mare Jonio che ha salvato 30 migranti a bordo di un gommone in avaria al largo della Libia: tra cui due donne incinte, una bambina di un anno e quattro minori non accompagnati.
Se non vogliamo essere complici di questa a strage a pochi km dalle nostre coste, è necessario costruire un'Europa solidale e un vero sistema di accoglienza per chi fugge da fame e guerre. Un sistema per accompagnare le persone verso una situazione di legalità. Dobbiamo garantire canali legali di accesso, corridoi umanitari, a tutti i profughi in fuga da guerre e persecuzioni, persone che non hanno altra possibilità che salire sui barconi della speranza.
A Bologna, in questi giorni, si sono svolte assemblee e worshop per promuovere la partecipazione attiva a Mediterranea, la piattaforma di soccorso ai migranti che ha messo in mare una nave attrezzata per operare nel Mediterrane o. E sempre a Bologna, l’Associazione Famiglie Accoglienti, che in collaborazione con il Comune di Bologna ospita giovani minori non accompagnati che studiano e lavorano, si è resa disponibile a accogliere le 30 persone salvate dalla Mare Jonio.
L’Italia è un paese accogliente e Bologna ha saputo in questi anni accogliere e integrare i migranti, rispettando la Costituzione e i diritti inviolabili delle persone, che comprendono anche il diritto a essere trattati con dignità, secondo le proprie capacità e i propri bisogni. Un obbligo che sarebbe prioritariamente della Repubblica, quindi dello Stato e del governo.
In questa situazione drammatica, vorrei chiedere a Salvini a chi conviene invece alimentare paura e pregiudizio. Se fossi Ministro dell’Interno e segretario di un partito importante come la Lega, proverei a cambiare le politiche e studiare proposte per superare ad esempio la logica dell’emergenza. Dispiace invece osservare atteggiamenti che rischiano di produrre e alimentare una cultura violenta e razzista. Una cultura che, particolarmente in tempi di crisi economica come quella che stiamo vivendo in questi anni, rischia di ritornare a riproporsi e a generare disumanizzazione, esclusione e violenze. Quando una minoranza, come è avvenuto con la famiglia Rom a Roma o con i migranti, viene ridotta al dato etnico o viene assegnata ad una collocazione sociale deprivata, in difficoltà, il rischio che si faccia strada la convinzione che queste vite siano solo un danno è molto serio.
Per contrastare la disumanità e la violenza, dalle città e da Bologna può partire una battaglia di civiltà, un esempio per dimostrare come sia possibile fare politiche e azioni concrete di accoglienza e di cittadinanza per tutti. Un idea di città inclusiva, in grado di promuovere responsabilità diffusa e partecipazione. E canali di immigrazione legali, ordinati e sicuri, secondo i principi del Global Compact per l’immigrazione promosso anche dal Sindaco di Bologna Virginio Merola.
Gentile Presidente, concludo con le parole di uno scritto (L’obbedienza non è più una virtù) di Don Lorenzo Milani: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri”.