Il violento attacco contro i Rom e i Sinti
Vorrei ricordare a Salvini che, durante l'Olocausto, furono uccisi più di 500mila Rom e Sinti, 350mila disabili e persone omosessuali. Un Ministro della Repubblica non può non conoscere la storia. Il popolo Rom è una minoranza presente in tutti i paesi dell’Europa.
Ebrei, Rom, disabili ed omosessuali vennero sterminati dai nazisti perché ritenute vite inutili, dei parassiti, uno spreco per l’economia. Secondo l'ideologia nazista si trattava di persone dannose per noi, popolo. Sfruttavano l'assistenza pubblica, erano improduttivi.
L’iniziativa di Salvini è stata criticata anche da Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane.
Vorrei chiedere a Salvini a chi conviene alimentare paura e pregiudizio. Se fossi Ministro dell’Interno e Segretario di un partito importante come la Lega, proverei a cambiare le politiche e studiare proposte per superare la logica del campo, invece di produrre e alimentare una cultura violenta e razzista.
Una cultura che, particolarmente in tempi di crisi economica come quella che stiamo vivendo in questi anni, rischia di ritornare a riproporsi e a generare disumanizzazione, esclusione e violenze. Quando una minoranza, come spesso avviene con le persone Rom, viene ridotta al dato etnico o viene assegnata ad una collocazione sociale deprivata, in difficoltà, il rischio che si faccia strada la convinzione che queste vite siano solo un danno è molto serio.
Nell'area sosta di via Erbosa, a Bologna, vivono rom-sinti che il 24 gennaio 1990 furono vittime della banda della "uno bianca", morirono due persone: Rodolfo Bellinati e Patrizia Della Santina.
La quasi totalità di persone di etnia Rom e Sinti in Emilia-Romagna (3.077, lo 0,067% della popolazione regionale, di cui 1.081 minori, il 35,13%) ha la cittadinanza italiana (95,9%). Sono cittadini italiani. Il censimento proposto da Salvini è quindi un censimento su base etnica di una minoranza italiana.
Chi fa politica e ha responsabilità di governo, dovrebbe provare a risolvere i problemi, invece di fare propaganda.
La Regione Emilia-Romagna, insieme ai Comuni della nostra regione, ha proposto di superare i campi nomadi di grandi dimensioni, in attuazione della legge regionale del 2015 sull’inclusione sociale di Rom e Sinti. L'obiettivo è diminuire tensioni e degrado, favorire l'integrazione, superare la logica dei grandi campi e favorire situazioni dignitose di abitazione, in cui i costi e i doveri di manutenzione sono di responsabilità degli abitanti. Gli interventi regionali e dei Comuni puntano alla creazione di microaree pubbliche e private, queste ultime autofinanziate dai nuclei che si insediano, e l'agevolazione nella scelta di abitazioni tradizionali (alloggi sul mercato o quelli popolari in presenza dei requisiti).
La politica deve provare a risolvere i problemi, coinvolgendo le persone che vivono quei problemi, non ricercare solo un facile consenso alimentando pregiudizi e conflitti inutili.