Approvare la riforma sulle carceri
Il Consiglio superiore della magistratura si è rivolto direttamente alle Camere perché si esprimano sulla riforma dell’ordinamento penitenziario approvata lo scorso 16 marzo dal governo Gentiloni.
Più misure alternative al carcere, esclusi i reati più gravi. Questo il cardine della riforma dell'ordinamento penitenziario, approvata in Consiglio dei Ministri. Il sovraffollamento è il senso delle nuove misure, perché aumenta il rischio che la pena non sia rieducativa, da qui il potenziamento della rieducazione come del reinserimento sociale. Vengono poi stabilite maggiori tutele per i diritti dei detenuti in termini di salute, identità di genere, incolumità personale, vita interna alle carceri e rapporti con l'esterno.
Le misure previste nella riforma puntano ad abbattere la recidiva, che resta la più alta in Europa, seppur in Italia si spenda quasi 3 miliardi l'anno per il trattamento dei detenuti. L'obiettivo principale è rispettare la legge e gli orientamenti della Corte Costituzionale, della Corte di Cassazione e delle Corti europee.
Si riporta al centro del sistema carcerario la finalità rieducativa della pena indicata anche dall'articolo 27 della Costituzione, e la necessità di rispondere al sovraffollamento.
La situazione del sistema carcerario italiano, di fronte al sovraffollamento e al calo di risorse, è drammatico. Il carcere non dovrebbe infatti punire, ma rieducare. La Costituzione della Repubblica Italiana afferma il principio che la pena ha fini di recupero e di reinserimento sociale.
Occorre che il carcere possa essere vissuto come dovere, ma anche come diritto di pagare per un’azione ingiusta commessa nei confronti della società, di cui si è però legittimamente ancora parte, e c’è la necessità che anche questa esperienza drammatica lasci intravedere una prospettiva, un futuro possibile.
La speranza è che il nuovo Parlamento possa occuparsi anche delle condizioni disumane del sistema carcerario italiano, dopo la sentenza Torreggiani con la quale la Corte europea dei diritti umani ha condannato l'Italia per trattamenti inumani e degradanti.
Non solo il Partito Democratico, ma anche il nuovo presidente della Camera Roberto Fico ha chiesto alla Commissione speciale di fare una riflessione sulla riforma. La speranza è che il Parlamento si esprima su una riforma così importante per il nostro Paese, per garantire i diritti degli uomini e delle donne detenute.