Ius soli: una legge di civiltà
Gentile Presidente, il disegno di legge sullo ius soli, in Parlamento dal 2013 e a quasi due anni dal primo via libera della Camera (ottobre 2015), è arrivato finalmente in aula al Senato dopo essere stato bloccato per mesi in Commissione affari costituzionali. È una legge, quella sul diritto alla cittadinanza per i figli nati da cittadini stranieri, che avvicinerebbe l’Italia ad altri paesi europei come Germania, Francia e Regno Unito.
La legge sulla cittadinanza discussa in Senato è molto più restrittiva dello “ius soli” tedesco o britannico: introduce uno ius soli e ius culturae “temperato”, con il diritto alla cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia purché uno dei due genitori sia in possesso di permesso di soggiorno permanente (se extracomunitari) o di permesso di lungo periodo (se comunitari) e dunque sia residente nel nostro paese legalmente e in via continuativa da almeno 5 anni. Ma non solo. Può acquisire la cittadinanza, il minore nato da genitori stranieri oppure arrivato in Italia prima dei dodici anni quando abbia frequentato nel nostro paese un percorso formativo per almeno cinque anni. Potrà anche chiederla chi non ancora maggiorenne sia entrato in Italia, vi risieda da almeno sei anni e abbia frequento un ciclo scolastico ottenendo un titolo di studio.
È una legge di civiltà che riconosce diritti ma anche doveri e responsabilità a giovani che si sentono italiani e a cui noi, con ostacoli e cavilli, ogni giorno ricordiamo di non essere graditi.
A Bologna, sono oltre 8.000 i bambini nati sotto le Due Torri da genitori stranieri che potrebbero diventare “nuovi cittadini bolognesi” se la legge diventasse realtà. Sono bambini che sono compagni di banco dei nostri figli, ragazzi e ragazze che si sentono «bolognesi» e che frequentano le scuole della nostra città, ma che sui documenti continuano ad essere cittadini stranieri. Questi ragazzi vivono nello stesso contesto scolastico dei nostri giovani, parlano l’italiano, studiano la storia d’Italia, sono figli di cittadini stranieri regolari che lavorano e pagano le tasse in Italia.
Per il premier Gentiloni “è una legge che non riguarda solo il diritto di questi bambini, ma interessa anche la sicurezza del nostro Paese”. Anche il sindaco Merola e l'Assessore Luca Rizzo Nervo sono intervenuti per chiedere di “approvare lo Ius Soli, un atto doveroso e di civiltà”.
Anche il Consiglio comunale di Bologna si è già espresso con un Ordine del giorno approvato anche con il voto di alcuni gruppi di minoranza: per la città di Bologna non ci sono differenze, chi nasce e/o cresce in Italia, è italiano.
Il problema è la volontà di affrontare un disagio che riguarda oltre 700.000 giovani che rappresentano insieme ai nostri figli il futuro economico e sociale del nostro paese. Nessun approccio ideologico o buonismo di sorta, ma solo una decisione pragmatica che ci porta a cercare una soluzione alle nuove esigenze che la società ci pone davanti. Il riconoscimento a questi giovani della cittadinanza può agevolare un percorso di integrazione reale dove veder affermata l’idea di una comunità al contempo unica e plurale, in cui le diversità siano una ricchezza e non un problema, in cui il dialogo, il confronto, il rispetto dei diritti e dei doveri della Costituzione siano capisaldi.
Dispiace molto che Forza Italia e adesso anche il M5s abbiano deciso di allinearsi alle posizioni della Lega Nord, anche se sono convinto che questo non sia il pensiero di molti esponenti di quei partiti a livello locale cosi come a livello nazionale. Spero che nel corso della discussione ci si possa incontrare su punti comuni che non sarebbero la conquista dell’uno o altro partito ma una conquista per il paese Italia
Abbiamo bisogno della nuova legge per riconoscere i diritti a giovani che stanno sopportando ogni giorno ingiustizie e discriminazioni, e che devono invece poter far parte a pieno titolo del paese e della città in cui sono nati e cresciuti. E dobbiamo dire che per noi non ci sono differenze.