Sabato ho partecipato alla manifestazione “Bologna Accoglie”
Ero insieme ai miei bambini e abbiamo percorso il corteo insieme a Giorgia, una giovane studentessa 18enne che chiede l'approvazione della legge sulla cittadinanza italiana, bloccata in parlamento da troppo tempo per gli egoismi e la miopia della politica. La sua storia è uno dei tanti esempi della vite lasciate nel limbo: serve una legge sulla cittadinanza perché chi nasce in Italia, chi studia insieme ai nostri figli, chi si impegna per il bene di tutti è italiano.
Voleva essere una festa, ed una festa è stata la marcia antirazzista di Bologna per dire no a muri e divisioni e sì all'integrazione, hanno partecipato circa quattromila persone: centri sociali, sindacati e associazioni come Arci, Piazza Grande, Emergency, Libera, Arcigay, Anpi, Amnesty, parrocchie e mondo del volontariato. E tutto si è svolto senza incidenti o quasi: solo una contestazione al Pd e alla vicepresidente della Regione Elisabetta Gualmini. Sui temi dell'immigrazione, siamo contestati da destra a sinistra perché non semplifichiamo per cercare un facile consenso ma cerchiamo di affrontare i problemi per ricercare soluzioni possibili.
Una marcia per una Bologna accogliente e solidale, contro i muri ed il razzismo, poteva e doveva evitare da parte di alcuni slogan e attacchi personali.
Il tema dell'immigrazione riguarderà le nostre vite per i prossimi decenni e credo sia importante costruire ponti non muri, anche con le parole. Credo importante far prevalere quello che unisce più di quello che ci allontana, promuovere il confronto e la più ampia condivisione possibile, realtà sociali e culturali insieme alle istituzioni.
Bologna è una città che accoglie, grazie al lavoro di tante realtà formali e informali ma anche delle istituzioni: Regione e Comune.
A Bologna stiamo provando a costruire un progetto di accoglienza diverso, che garantisce diritti e umanità a chi ha bisogno di protezione. Un esempio per tutta Italia: il nuovo bando Sprar della Città metropolitana di Bologna coinvolgerà tutto il territorio metropolitano e può aiutare a superare l'emergenza, ma serve la collaborazione di tutti: bisogna affrontare il fenomeno migratorio tutti insieme.
Il Centro di via Mattei, primo hub regionale in Italia, garantisce una prima accoglienza fornendo cure e controlli sanitari, beni di prima necessità e informazioni di base rispetto alla protezione internazionale. Gli ospiti sono in breve tempo accompagnati in strutture di seconda accoglienza presenti su tutto il territorio regionale. A Bologna e in Emilia-Romagna abbiamo costruito anche il primo hub regionale per i minori stranieri non accompagnati e c'è la volontà di realizzare un nuovo hub per accogliere le donne migranti e le madri con i loro figli per offrire accoglienza, riparo e sostegno.
La Regione ha anche promosso, insieme alle parti sociali, un progetto per permettere a richiedenti asilo e rifugiati di svolgere attività di volontariato (anche questa, prima esperienza in Italia). Credo che questa strada debba essere sostenuta da tutta la città.
A Bologna, possiamo costruire un progetto di prima accoglienza e percorsi di integrazione sociale e lavorativa, ma serve la collaborazione di tutti per provare a garantire diritti per chi arriva e diritti per chi è qui da più tempo.