Perché l'Ordinanza del Sindaco Merola è giusta

Via De Maria a Bologna,  da repubblica.itL'articolo 5 del Piano Casa dell'ex ministro Lupi crea situazioni gravi, perché oltre alla residenza vieta anche la possibilità di allacciamento delle utenze negli stabili occupati (fino ad oggi invece possibili) e questo significa che molti rifugiati (ma anche molti italiani e migranti poveri) si troveranno letteralmente per strada oppure con un tetto sulla testa ma in condizioni di oggettiva invivibilità. La norma permette anche di staccare le utenze attive negli stabili occupati, una situazione disumana.

In Via De Maria a Bologna vivono 79 persone, tra cui 24 minori. Nell’ordinanza il Sindaco spiega che la decisione è stata presa per rispondere a “un serio pericolo per la tutela della loro igiene e per la sanità pubblica, non potendo queste persone provvedere alla cura e all’igiene personale, oltre alla ancora più grave esposizione al pericolo delle persone fisicamente più deboli”. Una situazione drammatica che vede il Comune di Bologna impegnato a costruire un progetto di presa in carico delle persone, per superare l'emergenza.

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Un consiglio sempre più evanescente

Caro Pierpaolo,
Consiglio Comunale Bolognail tuo articolo un pò provocatoriamente apre una giusta riflessione sul ruolo, l'organizzazione e l'effettiva rilevanza dei consiglieri comunali. Apre in particolare una riflessione sul modo e sulla qualità dell'azione politica a livello locale, in particolare dei 36 consiglieri eletti.

Come può il Consiglio comunale "tornare a contare" e influenzare la vita reale dei cittadini bolognesi?

Oltre le funzioni di indirizzo e controllo, credo che il lavoro di un consigliere comunale sia quello di ascoltare e risolvere i problemi dei cittadini, singoli o associati, con impegno e dedizione. Personalmente, dall'inizio del mandato, mi sono imposto di lavorare in Consiglio solo sui temi che riguardano in concreto la vita dei cittadini bolognesi, a volte rinunciando a presentare proposte su temi sicuramente importanti o mediaticamente caldi ma di competenza nazionale.

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Bologna e la refezione scolastica: basta con gli appalti al "massimo ribasso"

Il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa nasconde vere e proprie forzature al massimo ribasso, una logica devastante per tutti i servizi, particolarmente dannosa per quelli socio-educativi.mense ribasso

La crisi economica che ha investito il nostro paese ha colpito in maniera pesante i servizi socio-educativi: il taglio di trasferimenti dallo Stato agli Enti Locali, taglia le risorse per i servizi.

Il rischio di un servizio pubblico dequalificato per i "poveracci" e di servizi qualificati per chi può permetterseli è concreto. Il criterio del massimo ribasso praticato nelle gare d’appalto, porta alla dequalificazione del lavoro e quindi alla "precarizzazione" dei servizi socio-educativi.

I servizi sociali, educativi e culturali sono una spesa utile: dobbiamo tutelare i servizi anche attraverso la qualità del lavoro.

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