Occupazioni: i Sindaci possono decidere su acqua, luce, gas.

È stato approvato alla Camera un emendamento al Decreto Sicurezza che assegna ai Sindaci il potere di derogare al divieto di allacciamento dei servizi acqua, luce e gas negli alloggi occupati.

A Bologna è importante ricordare l'inchiesta che ha riguardato il Sindaco per l'occupazione di via De Maria: quando nel 2015 Virginio Merola riallacciò l'acqua nello stabile occupato e la Procura aprì un'inchiesta poi archiviata. Furono indagati anche gli assessori Frascaroli e Malagoli.

Ricordo anche le polemiche e le strumentalizzazioni, l'imbarazzante discussione su legalità e solidarietà, sulla necessità del rigoroso rispetto delle regole senza eccezioni di fronte ad un'emergenza umanitaria (o sanitaria). Nell’ordinanza che aveva permesso di riallacciare l'acqua in via De Maria a Bologna (79 persone, di cui 24 minori), il Sindaco spiegava che la decisione era stata presa per rispondere a “un serio pericolo per la tutela della loro igiene e per la sanità pubblica, non potendo queste persone provvedere alla cura e all’igiene personale, oltre alla ancora più grave esposizione al pericolo delle persone fisicamente più deboli”.

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Immigrazione, accoglienza, integrazione. Missione impossibile?

 

Il tema dell’accoglienza dei cittadini stranieri in Italia e in Europa è una delle sfide più importanti da affrontare.

Dobbiamo costruire un sistema di solidarietà e accoglienza nazionale ed europeo in grado di rispondere concretamente alla situazione drammatica che vivono migliaia di migranti in fuga da fame e guerre. Abbiamo tutti una grande responsabilità, dobbiamo costruire un vero sistema di accoglienza per accompagnare le persone verso una situazione di legalità e di protezione, coinvolgendo le città e le nostre comunità.

Giovedì 16 marzo 2017 ore 20:30

presso il Circolo PD Galvani

in via Orfeo 24 Bologna

 

Qui puoi scaricare la locandina dell'incontro

 

La Fondazione Golinelli porta la scienza nelle scuole di Bologna

L’Opificio Golinelli porta la scienza nei nidi e nelle scuole dell'infanzia di Bologna, grazie alla collaborazione con il Comune di Bologna, i Quartieri e l'Istituzione Educazione Scuola.

Con un furgone, trasformato in laboratorio mobile, la Fondazione di Marino Golinelli (http://www.fondazionegolinelli.it) aiuterà i nostri bambini e le nostre bambine a sperimentare e esplorare, attraverso il gioco scientifico, elementi come aria e acqua, i colori di frutta e verdura, o a cimentarsi in esperimenti al microscopio e programmazione robotica.

La prima tappa del furgone-laboratorio questa mattina al nido Patini alla Bolognina, il primo asilo nido comunale d’Italia, aperto a Bologna nel 1969 da Adriana Lodi, assessore nella giunta di Guido Fanti. In città tutti ricordano quell’esperienza, la scuola infatti riguarda tutti. La scuola pubblica è quella di tutti, la più importante e la più democratica.

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Accompagnamento alunni disabili

Il servizio di accompagnamento scolastico di alunni disabili è un servizio educativo essenziale, non è un semplice servizio di trasporto. L'accompagnamento riguarda gli spostamenti (anche individuali) da casa a scuola, compreso l'accesso alle terapie: a Bologna sono circa 120/130 i minori che beneficiano del servizio.

Si tratta di un servizio molto delicato e complesso: servono competenze educative. Serve un appalto centrato sulla qualità per costruire relazioni con i bambini, le famiglie e con le scuole.

Oggi è stato approvato un mio Ordine del giorno per chiedere che il servizio sia centrato sulla qualità (non sull'offerta economica): per tutelare il lavoro e promuovere gli aspetti qualitativi (educativi e di sicurezza), e prevedere adeguati strumenti di controllo del servizio.

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Morire di carcere

Sono numerosi i detenuti che tentano il suicidio e che vengono salvati dagli agenti di polizia penitenziaria o dai compagni di cella, senza che la cosa faccia troppo notizia. Venerdì nel carcere bolognese della Dozza un detenuto cinquantenne che si trovava nel reparto infermeria "si è tolto la vita, impiccandosi all'interno della sua cella" ed è finito nelle statistiche di un dramma, al quale siamo purtroppo ormai abituati. Sono novecentotrentasette le persone che, dal 2000, si sono suicidate in carcere in Italia.

Questa morte pesa come una piuma nella coscienza collettiva e non basta certo a convincere i benpensanti che uno stato democratico ha il dovere di garantire condizioni di vita dignitose anche in un luogo di restrizione. Il carcere non dovrebbe infatti punire, ma rieducare. Per cercare di capire, non riesco a non prendere prima di tutto in considerazione la domanda: lasciar morire non è forse un modo, anche se non voluto e sicuramente più nascosto, di dare la morte? La Costituzione della Repubblica Italiana afferma il principio che la pena ha fini di recupero e di reinserimento sociale.

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