Bologna città aperta

L’attività di solidarietà sociale non è mai stata così sotto attacco da parte dei poteri dello Stato come oggi. Chi cerca di adempiere ai “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” per “garantire i diritti inviolabili dell’uomo” sanciti dall’articolo 2 della Costituzione, rischia di trovarsi segnato come “buonista” che attenta alla sicurezza. Tra i diritti inviolabili c’è innanzitutto il diritto alla vita, e ad una vita dignitosa.

In questi giorni sono ripresi i viaggi di barconi verso la Sicilia, e mentre 70 migranti annegano al largo della Tunisia, il ministro dell'Interno Salvini decide di sequestrare la nave Mare Jonio che ha salvato 30 migranti a bordo di un gommone in avaria al largo della Libia: tra cui due donne incinte, una bambina di un anno e quattro minori non accompagnati.
Se non vogliamo essere complici di questa a strage a pochi km dalle nostre coste, è necessario costruire un'Europa solidale e un vero sistema di accoglienza per chi fugge da fame e guerre. Un sistema per accompagnare le persone verso una situazione di legalità. Dobbiamo garantire canali legali di accesso, corridoi umanitari, a tutti i profughi in fuga da guerre e persecuzioni, persone che non hanno altra possibilità che salire sui barconi della speranza.

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Corridoi umanitari per i migranti

 

Anche Papa Francesco ha denunciato la grave situazione dei centri detenzione in Libia e ha chiesto che i profughi, soprattutto le donne, i bambini e i malati, possano essere evacuati attraverso corridoi umanitari.

Anche in un recente rapporto dell'Onu, l'agenzia per l'immigrazione (Unhcr) ha denunciato come i migranti nei centri di detenzione libici siano torturati, uccisi e le donne sottoposte a violenza.

L’attività di contrasto non ha fermato l’attività dei trafficanti di esseri umani e i campi profughi libici sono dei veri e propri “lager”. È illusorio pensare che l’Italia e l’Europa possano risolvere il problema degli sbarchi delegandone la soluzione ai paesi nordafricani. Il flusso non si arresterà fino a quando non verranno risolti i conflitti che sono all’origine delle guerre in Medio Oriente e fino a quando non saremo in grado di migliorare e garantire condizioni di vita dignitose per il sud del mondo.

Se non vogliamo essere complici di quest a strage a pochi km dalle nostre coste, è necessario costruire un'Europa solidale e un vero sistema di accoglienza per chi fugge da fame e guerre. Un sistema per accompagnare le persone verso una situazione di legalità.

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Una Commissione d'inchiesta parlamentare sulla morte di Giulio Regeni

Oggi, 29 aprile, inizierà alla Camera l'esame per l‘istituzione della Commissione d'inchiesta parlamentare sulla morte di Giulio Regeni che dovrà chiarire le responsabilità sulla morte del giovane ricercatore italiano.

Sono passati più di tre anni dalla scomparsa di Giulio, era il 25 gennaio 2016, l'ultimo giorno di un giovane ricercatore italiano, ucciso e torturato in Egitto. Giulio Regeni aveva 28 anni ed era un dottorando dell’Università di Cambridge.

Nel mandato precedente il Consiglio comunale di Bologna ha approvato un Ordine del giorno per sostenere la campagna di Amnesty International, per non permettere che l'omicidio finisca per essere dimenticato. Durante questo mandato il Comune di Bologna ha esposto uno striscione per Giulio a Palazzo D’Accursio.

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Scuola e 25 aprile

Si deve rinunciare ad educare alla democrazia?
Un Onorevole del Parlamento Italiano ed un Consigliere comunale di Bologna hanno deplorato la partecipazione delle maestre e dei bambini della Scuola dell'Infanzia Don Milani alla commemorazione che ogni anno, nella ricorrenza del 25 Aprile, viene organizzata presso il cippo dedicato alla partigiana Adalgisa Gallerani (nome di battaglia Tosca). Il cippo che, eretto nel parco omonimo a pochi passi dalla scuola, nel 2009 venne imbrattato con una svastica.

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Una rete di città per il Global Compact

Il giorno in cui i Sindaci di Bologna e Lampedusa promuovono un’azione comune per un’adesione delle città italiane al Global Compact per l’immigrazione, la Prefettura di Bologna ha pubblicato il bando per trasformare l’Hub regionale, luogo dove fare vera accoglienza per profughi e richiedenti asilo, in un grande centro (CAS, Centro di Accoglienza Straordinario) che potrebbe ospitare più 200 persone, una struttura che rischia di non permettere nessuna integrazione e autonomia possibile.

Bologna in questi anni ha costruito un progetto di accoglienza diffusa che garantisce diritti e umanità a chi ha bisogno di protezione. Un esempio per tutta Italia e per l’Europa, mentre i grandi centri, i CAS, non hanno mai funzionato e sono uno spreco di risorse pubbliche, oltre a non garantire le tutele sia per chi è ospite che per chi lavora.

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