Le risorse europee di REACT-EU per Bologna

 

 

Le risorse europee di REACT-EU (39,8 miliardi di euro) hanno lo scopo di affrontare le disuguaglianze economiche e sociali provocate dalla crisi Covid-19, compreso il livello di disoccupazione giovanile. All'italia, sono destinati 11,3 miliardi di euro, quasi il 30% del totale delle risorse dell'Unione Europea.

Bologna riceve più di 80 milioni di euro e dovrà dare priorità a interventi per la ripresa, con una forte attenzione alle sfide del cambiamento climatico e della transizione digitale.
 

L'Europa deve diventare un porto sicuro per migranti e rifugiati: servono città e regioni progressiste e solidali

Gentile Presidente,
sabato scorso sono stati 21 gli sbarchi a Lampedusa che hanno portato sull'isola altri 314 migranti, tra cui anche donne e bambini. Nell'hotspot, sono 1.165 i migranti, a fronte di una capienza massima di 250 ospiti.

L'attività di contrasto non ha fermato l'attività dei trafficanti di esseri umani e i campi profughi libici sono dei veri e propri “lager”. Un recente rapporto dell'Onu ha denunciato come i migranti nei centri di detenzione libici siano torturati, uccisi e le donne sottoposte a violenza.
È illusorio pensare che l'Europa possa risolvere il problema degli sbarchi delegando la soluzione ai paesi nordafricani. Il flusso non si arresterà fino a quando non verranno risolti i conflitti che sono all'origine delle guerre in Medio Oriente e fino a quando non saremo in grado di migliorare e garantire condizioni di vita dignitose per il sud del mondo.

Consapevoli della situazione drammatica che vivono migliaia di persone in Medio Oriente, l’Unione Europea deve lanciare una grande operazione di soccorso in mare al largo della Libia e garantire canali legali di accesso a tutti i profughi in fuga da guerre e persecuzioni, persone che non hanno altra possibilità che salire sui barconi della speranza.

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La scuola deve essere la priorità: serve la vaccinazione del personale scolastico e ridurre il numero di alunni in classe

il 14 luglio sono stati pubblicati i risultati delle prove Invalsi dell'anno scolastico 2020-2021, le prime dopo l'inizio della pandemia di Covid-19.

Alle fine delle scuole medie, il 39% degli studenti non ha raggiunto il livello minimo di italiano (il 34% due anni fa), in matematica il dato è al 45%, quasi uno studente su due (il 39% nel 2019). Alle scuole superiori, il mancato raggiungimento del livello minimo di italiano riguarda il 44% degli studenti, contro il 35% di due anni fa; mentre in matematica si arriva addirittura al 51%, un balzo in avanti rispetto al 42% del 2019. Il 9,5% degli studenti che completa le scuole superiori ha competenze di base fortemente inadeguate, la cosiddetta dispersione scolastica implicita, a differenza del 7% del 2019. Ancora peggiore è la situazione guardando alle differenze territoriali: in Campania, il 73% degli studenti è sotto il livello minimo di competenza in matematica, ma in generale in tutto il sud d'Italia i numeri sono più critici rispetto al resto del paese. Decisivo è il contesto sociale ed economico, la situazione familiare, in cui i poveri diventano sempre più esclusi.
I risultati scoraggianti dei test Invalsi documentano la perdita di apprendimenti maturati in questi due anni di scuola, durante la pandemia Covid-19, certificando l'inefficacia della didattica a distanza e delle strategie per contrastare la dispersione scolastica. La Dad, inoltre, ha ampliato le disuguaglianze, complicando i gravi problemi strutturali già presenti nella scuola italiana.

Le chiusure della scuola italiana sono state, inoltre, le più lunghe d'Europa, senza che si sia fatto nulla per rendere le scuole e la frequenza scolastica più sicure e più favorevoli agli apprendimenti. Con la didattica a distanza si rischia di perdere una generazione. Stanno aumentando le disuguaglianze e si assiste ad un abbandono silenzioso da parte di alcuni studenti. La scuola in presenza è importante perché consente un'interazione migliore, permettendo di salvaguardare la “classe” come luogo fisico di relazioni tra studenti e insegnanti, valorizzando l'insegnamento e l'apprendimento grazie anche alla comunità educativa.

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Il G8 di Genova 20 anni fa: la memoria è fondamentale

Vent'anni dopo, in tanti, troppi, hanno dimenticato o, peggio ancora, evitato di ricordare, rimosso. Vent'anni fa, dal 19 al 22 luglio, a Genova andò in scena la pagina più nera della storia della democrazia italiana, una storia incompatibile con lo stato di diritto.

Sono passati vent’anni di ricostruzioni fasulle e, ancora oggi, resta il buco nero delle responsabilità politiche. Nessuno ha pagato per le violenze del G8 e molti sono stati invece promossi.

Grazie alle inchieste della magistratura, anche sulla morte di Carlo Giuliani, e alle centinaia di testimonianze, emerge chiaramente la strategia della tensione nella gestione del G8 di Genova e, quindi, le responsabilità della politica.

È importante ricordare Genova anche perché, oggi come allora, è necessario ripensare a un altro mondo possibile: serve una riflessione sulle conseguenze che ha avuto sul nostro presente la drammatica sottovalutazione delle domande poste dai movimenti nel 2001, con soluzioni che avrebbero potuto cambiare in meglio la vita delle persone e del mondo, se fossero state ascoltate: welfare, diritto alla salute, relazioni tra crisi climatica, pandemia e giustizia sociale.

Venerdì prossimo, 23 luglio, al Centro sociale VAG, verrà proiettato “In campo nemico”, la storia di Supporto Legale in un documentario diretto da Fabio Bianchini. Il film sarà inoltre disponibile in streaming su OpenDDB (Distribuzioni Dal Basso). È il risultato di 20 anni di impegno politico processuale e solidale del collettivo che da sempre ha seguito i processi del G8 per difendere tutti i manifestanti.

 

Bologna ricorda Federico Aldrovandi

Credo importante ricordare Federico Aldrovandi. Due giorni fa, il 17 Luglio 2021, Federico avrebbe compiuto 34 anni. Questo se la sua vita non fosse finita a 18 anni, il 25 settembre 2005, quando veniva ucciso a Ferrara.

Insieme a Stefano Cucchi e Giuseppe Uva, quello di Federico Aldrovandi è uno dei tanti casi di giovani uccisi per mano delle forze dell’ordine. Per “eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi”, nel 2006, sono stati condannati quattro poliziotti a 3 anni e 6 mesi di reclusione.

A luglio 2018, il Consiglio comunale di Bologna ha approvato la mia proposta per intitolare un luogo pubblico della nostra città a Federico Aldrovandi, un luogo frequentato soprattutto dai giovani. Un luogo che può rappresentare una risposta alla domanda che anche i nostri ragazzi potranno farsi: chi era Federico Aldrovandi?

Oggi, finalmente, è stata appesa una targa in ricordo di Federico presso il Centro Giovanile Meloncello. La speranza, a settembre, è di intitolare ufficialmente questo luogo della nostra città a Federico: sarà un piccolo ma grande passo per la famiglia di Federico e i suoi amici, ma anche per tutti noi.

Ringrazio naturalmente la Giunta di Palazzo d'Accursio per aver approvato la delibera con cui viene intitolato a Federico Aldrovandi il Centro giovanile del Meloncello. Ringrazio Maria Letizia Tega, promotrice dell'iniziativa sottoscritta da 650 cittadini, Lorenzo Cipriani e il Consiglio del Quartiere Porto-Saragozza per l'impegno e la sensibilità dimostrata.