Israele e Palestina, per la pace serve la politica
In questi giorni assistiamo per l'ennesima volta all'acuirsi del conflitto israelo-palestinese: è il settimo giorno di bombardamenti a Gaza, in Israele razzi da Siria e Libano. La situazione, che sembra non arrestarsi, sta provocando moltissime vittime: circa 180 morti e centinaia di feriti tra i palestinesi. In particolare, tra le persone che vivono a Gaza, costrette a lasciare le loro case per il rischio dell'imminente attacco via terra da parte dell'esercito israeliano.
Pensare alla pace deve considerare:
- che i palestinesi vivono ormai da anni in condizione di segregazione, situazione che anche Nelson Mandela non ha avuto timori a definire di apartheid;
- che l'enorme differenza militare ed economica tra israeliani e palestinesi, il modo in cui gli israeliani affermano la loro forza, non possono che indurci a chiedere con altrettanta forza e decisione ad Israele di cessare i bombardamenti.
Una condanna non può che andare ugualmente alle bombe di una e dell'altra parte, così come il dolore per le vite perdute non può che essere ugualmente rivolto a israeliani e palestinesi, ma non possiamo non "vedere" la sproporzione delle vittime e della distruzione che consegue proprio a questa differenza di potere.
Quello che sta accadendo, obbliga tutti noi anche a porsi una domanda che nessuno sembra volere porsi: è la conseguenza del rapimento e dell'uccisione di 3 giovani israeliani? Fatto grave che dobbiamo condannare, ma che in nessun stato democratico può generare una risposta così violenta ai danni della popolazione. Senza dimenticare che tutto questo accade all'indomani dell'accordo tra Hamas e Fatah che poteva ridare ai palestinesi quell'unità interna necessaria a riavviare accordi di pace.
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948, recita all'Articolo 22 "Ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità".
Cosa può fare il Comune di Bologna?
Da subito, una piccola grande cosa: permettere ai cittadini palestinesi di veder riconosciuta la propria cittadinanza, modificando il sistema informativo dell'anagrafe comunale. Così come accade per altre pubbliche amministrazioni, come Ministero e Poste, possiamo aggiornare il servizio di certificazione per permettere a un cittadino della Cisgiordania, che non risiede a Gaza, di veder riconosciuta la cittadinanza nei "territori palestinesi".