Perché l'Ordinanza del Sindaco Merola è giusta
L'articolo 5 del Piano Casa dell'ex ministro Lupi crea situazioni gravi, perché oltre alla residenza vieta anche la possibilità di allacciamento delle utenze negli stabili occupati (fino ad oggi invece possibili) e questo significa che molti rifugiati (ma anche molti italiani e migranti poveri) si troveranno letteralmente per strada oppure con un tetto sulla testa ma in condizioni di oggettiva invivibilità. La norma permette anche di staccare le utenze attive negli stabili occupati, una situazione disumana.
In Via De Maria a Bologna vivono 79 persone, tra cui 24 minori. Nell’ordinanza il Sindaco spiega che la decisione è stata presa per rispondere a “un serio pericolo per la tutela della loro igiene e per la sanità pubblica, non potendo queste persone provvedere alla cura e all’igiene personale, oltre alla ancora più grave esposizione al pericolo delle persone fisicamente più deboli”. Una situazione drammatica che vede il Comune di Bologna impegnato a costruire un progetto di presa in carico delle persone, per superare l'emergenza.
Se a Bologna o Firenze questo fenomeno è relativamente contenuto, in città come Torino, Roma o Milano le persone che vivono in stabili occupati sono decine di migliaia e i Comuni si sono attivati per chiedere al Governo di cancellare quell'articolo di legge ingiusto e sbagliato.
Il 23 maggio 2014 l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) si è pronunciato proprio contro l’art.5 del decreto Lupi che priva della residenza chi abita in edifici occupati, perché una misura di questo tipo si tradurrebbe in ulteriore violazione dei diritti di persone già vulnerabili dal punto di vista sociale ed economico.
“Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è di ‘obbedirla’. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi ‘degli uomini’ da osservarle quando sono giuste. Quando invece vedranno che non sono giuste essi dovranno battersi perché siano ‘cambiate’. La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero” (Don Lorenzo Milani, L’obbedienza non è più una virtù).
In queste parole di don Milani, possiamo riconoscere il fondamento della cittadinanza responsabile, della nonviolenza attiva, della stessa Costituzione della Repubblica, quando si fa riferimento alla leva dello sciopero, alla forza del debole e alla sanzione del sopruso. In quelle parole troviamo l’articolo 3 della Costituzione “È compito della Repubblica rimuovere le situazioni di fatto che impediscono libertà ed eguaglianza, sviluppo della persona e partecipazione democratica al bene comune”.