Cosa può fare un Comune come Bologna per rilanciare la sua economia?
In questa New letter sulle mie idee proposte per di economia, mi sono avvalso dei contributi di esperti e amici…
Inizio quindi con il post lasciato dalla Prof.ssa Elisabetta Gualmini sul mio sito e proseguo indicando 10 punti…
“Sono talmente tante le trasformazioni avvenute nel mondo del lavoro, sia pubblico che privato, negli ultimi 20 anni che è davvero arduo trovare ricette convincenti e innovative. L'individualizzazione dei percorsi di lavoro e la loro frammentazione rendono di fatto impossibile trovare politiche pubbliche ottimali. Occorre rispondere alla particolarizzazione dei rapporti di impiego con contributi che il settore pubblico possa veramente dare: 1) edificazione di Infopoint unificati tra Comune e Provincia su tutte le opportunità occupazionali, Uno SOLO e Basta; 2) snellire anche in deroga alle norme nazionali facendosi promotori verso la regione di norme di semplificazione per lo start-up imprenditoriale; 3) premiare con incentivi simbolici e finanziarie (con il contributo dei privati) le imprese women-friendly, favorevoli al telelavoro, o a qualsiasi iniziativa a favore della conciliazione lavoro-famiglia. Non ho più caratteri, solo per il nome. Elisabetta Gualmini”
- Essere un’amministrazione competente, pragmatica, ancorata all’etica pubblica e orientata alla risoluzione dei problemi
- Dotarsi di una classe politica che sia in contatto continuo con le imprese del territorio (incontri, visite, azioni sinergiche, eventi comuni, etc.)
- Ripartire dalle "vocazioni" economiche locali/territoriali, creando le condizioni per fare sistema. A Bologna ci sono alcuni nuovi settori che avanzano. Infatti oltre alla meccanica e packaging ci sono settori che stanno crescendo: la green economy, la comunicazione e la creatività, le nanotecnolgie, la ricerca applicata per la disabilità. Questi settori potrebbero essere valorizzati attivando legami e integrandosi con l’Università e i Centri di ricerca
- Rendere attrattiva Bologna per le aziende, grazie ad un sistema di servizi (educativi, sanitari, di comunicazione, etc.) e di trasporti di buona qualità con il resto del mondo e favorendo una detassazione degli investimenti in ricerca e sviluppo (si potrebbe prevedere anche una riduzione della tassazione per aziende che attuano un welfare solidale: asili nido aziendali realizzati in collaborazione con il Comune, flessibilità oraria a donne con bimbi piccoli, telelavoro, trasporti pubblici per i lavoratori, ammortizzatori sociali in caso di bisogno, responsabilità sociale d’impresa, etc.)
- Amministrazioni "company-friendly" che abbattono la burocrazia, accorciando i tempi di ascolto e risposta in caso di problemi: un numero di telefono, una persona di riferimento, un impegno a prendersi carico del problema e a risolverlo nel più breve tempo possibile. Trasparenza completa rispetto al costo di ogni servizio erogato: quanto costa al cittadino un pass, un matrimonio, un documento, etc.
- Possibilità di avere aree dedicate attrezzate per le iniziative imprenditoriali (una volta erano le aree industriali, oggi sempre più aree dedicate ai servizi e alla produzione e tecnologie collegate ai bisogni delle persone e non solo al consumo)
- Un supporto alla creazione di un mercato di capitali di rischio a sostegno dello sviluppo dimensionale delle aziende (Private equity, Seed-capital, Venture-capital, Business angels)
- Favorire lo sviluppo di microimprese. Un’idea potrebbe essere fare un piccolo bando per donne non occupate, concedendo luoghi a canoni calmierati o locali dismessi a costo zero con l’impegno da parte di chi li prende in gestione di rivitalizzarli (tramite convenzione con Banche e piccoli prestiti delle banche a interessi bassi). Chi prende in gestione lo spazio si impegna ad organizzare iniziative culturali/educative
- Buona qualità della vita per i lavoratori (abitazioni di buona qualità a costi accessibili, buoni servizi, buone scuole, qualità dell'aria, città pulite, efficaci servizi pubblici, etc.)
- Monitoraggio continuo sulle tendenze economiche territoriali. Disporre di dati aggiornati sullo stato dell’occupazione, collegandosi all’Università e al Centro per l’Impiego con progetti congiunti, ricercando soluzioni integrate