Myanmar, strage di donne e bambini
In Myanmar, dopo il colpo di stato del 1 febbraio, i militari stanno stritolando il popolo birmano e lo stato di diritto. Con la strage di ieri, 114 persone uccise, il totale delle vittime è di almeno 423, comprese donne e bambini.
Mentre l'esercito celebra la Giornata delle forze armate, con una parata militare a cui hanno partecipato anche le delegazioni di Cina e Russia, il coraggioso popolo della Birmania continua a scendere in piazza, sfidano la repressione della giunta militare. Intanto, la leader della Birmania deposta dal colpo di Stato dei militari, Aung San Suu Kyi, è tuttora agli arresti in una località segreta.
I capi delle forze armate di 12 nazioni, tra cui l'Italia, hanno condannato la violenta repressione contro persone disarmate da parte delle forze armate birmane (Usa, Canada, Regno Unito, Germania, Italia, Grecia, Danimarca, Paesi Bassi, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda). Stati Uniti, UE e GB hanno condannato l'uccisione di civili disarmati, compresi i bambini.
Gentile Presidente, la comunità internazionale deve fermare la violenza dei militari in Birmania. Oltre le dichiarazioni di condanna, è necessario agire subito. In Myanmar si decide la nostra credibilità. Esiste il tribunale della storia, per le responsabilità di coloro che violano ogni diritto e schiacciano con la violenza la volontà del popolo, uccidendo uomini, donne e bambini indifesi.
Il Consiglio comunale ha approvato un Ordine del giorno per chiedere la liberazione di Aung San Suu Kyi, insieme al popolo birmano, che ha scelto la democrazia. La Comunità Internazionale deve intervenire per ripristinare la democrazia nel Paese.
Chiedo di esporre sulla facciata di Palazzo d'Accursio uno stendardo: “Myanmar No Golpe per la liberazione del popolo birmano”, come partecipazione alla protesta popolare.
I Parlamenti democratici e il Consiglio comunale di Bologna devono difendere la democrazia, quando altri vogliono soffocarla contando sull’indifferenza. Onorare la Resistenza significa anche questo.
Il Myanmar ha bisogno del sostegno della comunità internazionale e anche di noi.