Patrick Zaki resta in carcere in Egitto: occorre un impegno serio del Governo italiano
sono trascorsi otto mesi dall'arresto dello studente dell’Università di Bologna Patrick Zaki, arrestato al Cairo lo scorso 7 febbraio.
È stato respinto l'ennesimo ricorso presentato contro il prolungamento della custodia cautelare in carcere. Le accuse a suo carico sono basate su post di Facebook che i suoi legali considerano false, reati che secondo Amnesty International rischiano di portare la detenzione fino a 25 anni.
26 Parlamentari europei italiani hanno scritto una lettera all’Ambasciatore italiano al Cairo, per chiedere un impegno deciso per il rilascio di Patrick Zaki, denunciando una lunga e ingiusta permanenza in carcere, nell’assenza delle minime garanzie giudiziarie.
Anche il Congresso Usa, in una lettera firmata da 55 democratici con l'aggiunta del senatore indipendente Bernie Sanders, chiede al governo del Cairo di "rilasciare immediatamente e incondizionatamente i prigionieri di coscienza ingiustamente detenuti per aver esercitato i loro diritti fondamentali". Deputati e senatori statunitensi chiedono al governo di Al-Sisi il rilascio di prigionieri di coscienza e di porre fine alle sistematiche violazioni dei diritti umani in Egitto.
Nella nostra città, Bologna, diventata casa per il giovane studente, il Sindaco Virginio Merola è tornato a chiedere il rispetto dei diritti umani e civili, con l'appoggio del Rettore dell'Università di Bologna.
Dopo 8 mesi trascorsi dall'arresto e con la denuncia di 24 ore di torture subite, per Amnesty International è tempo che la campagna internazionale per la scarcerazione di Zaki faccia un passo in avanti. Non possono rimanere solo Amnesty, gli studenti e gli amici di Patrick, l'Università e il Comune di Bologna, gli enti locali, a portare avanti questa battaglia: occorre un impegno serio del Governo italiano per la liberazione di Patrick.
Patrick Zaki riapre per noi italiani anche una ferita aperta, quella di Giulio Regeni e della sua uccisione, rimasta ancora impunita dopo quasi cinque anni. Ci ricorda inoltre che sono migliaia i giovani egiziani che subiscono torture senza che l'Italia, o altri paesi europei, facciano nulla per impedirlo. Parliamo di un regime, l'Egitto, al quale la Procura di Roma attribuisce responsabilità dirette nell’omicidio di Giulio Regeni.
Questa volta, però, l'Italia e l'Europa devono farsi sentire con più forza, l'impegno a livello internazionale deve essere forte e determinato. E dobbiamo continuare a sostenere l’appello di Amnesty International al Governo italiano, affinché il giovane studente dell’Alma Mater di Bologna sia liberato al più presto. È fondamentale continuare la mobilitazione per chiedere la liberazione di Patrick e la garanzia della sua incolumità. È dovere morale del nostro Paese proteggere Patrick Zaki che aveva scelto l’Italia per studiare. E la libertà di opinione e dissenso va sempre difesa, come anche la richiesta del rispetto dei diritti umani e di libertà.
Gentile Presidente, sono intervenuto più volte in Consiglio comunale per esprimere la mia vicinanza alla famiglia di Giulio Regeni e alla famiglia di Patrick Zaki. Credo che il silenzio del nostro Governo non sia un tradimento solo per le loro famiglie, ma anche per tutti i cittadini italiani, per tutti noi.
I prossimi giorni sono fondamentali per fare qualcosa di più, di concreto. Il Governo italiano deve chiedere all’Egitto di liberare Patrick.
Lo dobbiamo alla sua famiglia, ai suoi amici e colleghi. Lo dobbiamo a tutti noi e alla nostra dignità.