Dopo la liberazione di Silvia Romano, ora le speranze sono per Zaky

Dopo un anno e mezzo di prigionia, Silvia Romano è tornata libera sabato 9 maggio. Una bellissima notizia per i suoi genitori e per le persone a lei care, e per tutti noi. In questi mesi, molte organizzazioni si sono mobilitate per tenere alta l’attenzione sul rapimento della giovane cooperante italiana e per esprimere vicinanza alla sua famiglia. In Kenya, la giovane si trovava come volontaria per una Ong marchigiana per portare un aiuto concreto in Africa e inseguire le sue aspirazioni umane e professionali. In questi mesi, sono intervenuto in Consiglio comunale di Bologna per ricordare Silvia: a sei mesi e a un anno dal rapimento e il giorno del suo compleanno, per tenere viva l’attenzione, e lanciare un messaggio di vicinanza e di solidarietà alla sua famiglia.

Purtroppo, anche nei giorni della sua liberazione, abbiamo letto messaggi cinici, razzisti e anche sessisti. Dichiarazioni superficiali e violente, anche da parte di rappresentanti del mondo istituzionale e politico. È difficile solo immaginare quello che può avere sofferto in questi 18 mesi. E provo vergogna nei confronti di coloro che si stanno scagliando contro la giovane volontaria, polemizzando sulla sua conversione all’Islam o sul pagamento di un riscatto per il rilascio. Per fortuna, è stato più forte il messaggio di solidarietà delle società civile, un’azione comune per tenere viva l’attenzione verso le istituzioni e per chiedere la liberazione di una giovane andata in Africa per le ragioni più belle, ragioni che rappresentano il meglio della nostra gioventù.

Per un caso che si è fortunatamente risolto, altri ne restano aperti, come quello di Patrick George Zaky, lo studente egiziano dell’Università di Bologna in carcere nel suo paese dal 7 di febbraio e per il quale proprio in questi giorni è stata prolungata la custodia cautelare per altri 15 giorni. Amnesty International, in questi giorni di sollievo per Silvia Romano, è impegnata a mantenere alta l’attenzione anche per Patrick Zaky. È importante, così come accaduto per Silvia, sostenere l’appello di Amnesty International, affinché il giovane studente iscritto all’Alma Mater di Bologna sia liberato al più presto.

L’iniziativa istituzionale e quella dell’opinione pubblica devono sostenersi a vicenda. È fondamentale proseguire quindi la mobilitazione per chiedere la sua liberazione e la garanzia della sua incolumità e il Comune di Bologna, così come per Silvia Romano e Giulio Regeni, deve continuare a sostenere la richiesta del rispetto dei diritti umani e di libertà.
Potremo fermarci solo davanti alla sua scarcerazione. Lo dobbiamo alla sua famiglia, ai suoi amici e colleghi. Lo dobbiamo a tutti noi e alla nostra dignità.