Apriamo i porti: Sosteniamo Sea Watch 3 e tutte le organizzazioni umanitarie di soccorso in mare
Stiamo assistendo ancora una volta all’orrendo spettacolo dell’esibizione della forza contro i più deboli e indifesi, contro famiglie e persone che fuggono da condizioni di povertà o guerre.
Anche l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha rivolto un appello agli Stati europei affinché avvenga quanto prima lo sbarco dei 43 migranti che da 12 giorni si trovano sulla Sea Wath 3. Il soccorso in mare è un obbligo, come anche la sicurezza delle persone soccorse. Nessun porto in Libia può essere considerato sicuro in questo momento e nessuna persona soccorsa nel Mar Mediterraneo dovrebbe essere riportata in quel Paese. Sono necessari sforzi per sviluppare un approccio regionale e europeo alla gestione del soccorso nel Mediterraneo, per assistere le persone in fuga da guerre, violenza e persecuzione.
Proprio in queste ore la Corte di Strasburgo ha reso noto di aver ricevuto una richiesta di "misure provvisorie" da parte della Sea Watch 3 per chiedere all'Italia di consentire lo sbarco dei migranti. La Corte può chiedere all'Italia di adottare "misure urgenti" che "servono ad impedire serie e irrimediabili violazioni dei diritti umani".
Credo sia importante non restare indifferenti di fronte alla violenza di questo Governo, che piano piano rischia di cancellare i valori fondanti di giustizia e solidarietà della nostra Costituzione.
Anche a Bologna possiamo unirci alle iniziative di solidarietà che in tutta Italia vengono organizzate perché si sblocchi la situazione che tiene in ostaggio l’equipaggio della Sea Watch3, le donne, uomini e bambini che hanno tratto in salvo.
Anche Bologna non deve rassegnarsi alla disumanità. Abbiamo già dimostrato come sia possibile costruire una politica migratoria di accoglienza e solidarietà in grado di garantire sicurezza per tutti.