I Sindaci possono tutelare i richiedenti asilo
Con il decreto Sicurezza spingiamo le persone verso l'illegalità.
Come Amministratori, dobbiamo capire "cosa si può fare" perché le persone non siano costrette a vivere nell’illegalità. Il Sindaco di New York Bill De Blasio, ad esempio, rilascia carte di identità anche agli immigrati clandestini. Stiamo parlando del Sindaco di N.Y., non di un sognatore. La parola "clandestinità" infatti implica illegalità e pone fuori dalle regole.
I Sindaci d’Italia che disubbidiscono contro una legge disumana, il decreto Salvini, non sono soli. In America da tempo i Sindaci disubbidiscono a Trump: ci sono New York, San Francisco, Los Angeles e Miami. Ma anche San Diego, Washington, Chicago, Denver e Dallas. E poi ancora Portland, Austin, Detroit, Phoenix, Seattle, Salt Lake City, Rochester (NY). Ma l’elenco sarebbe lunghissimo, perché sono più di 500 le città americane chiamate “Città rifugio”.
Si tratta di città che – dopo i decreti (tentati) del Presidente Donald Trump che imponevano l’identificazione, l’arresto e la successiva espulsione degli immigrati illegali che lavorano negli Stati Uniti – hanno risposto “disobbedendo”, vietando alla Polizia locale di collaborare con il Servizio Immigrazione Centrale del Governo Federale di Washington. Rifiutandosi innanzitutto di consegnare eventuali liste di loro residenti privi di documenti regolari.
Un fronte che cresce giorno dopo giorno, insieme alle scuole e alle Università americane.
La Regione Emilia-Romagna, insieme a altre Regioni d’Italia, ha presentato ricorso alla Consulta perché esiste un problema che riguarda i diritti delle persone e, se a una persona viene negato l'accesso ai servizi sanitari di base come causa della mancata iscrizione all'anagrafe, questa è una violazione dei diritti fondamentali costituzionali.
I migranti ci sono e ci saranno sempre, per cui ci si dovrà occupare di una convivenza possibile basata sul rispetto dei principi che sottendono il "contratto sociale", la nostra Costituzione, e occorre che tale contratto venga rispettato da entrambe le parti. Gli immigrati, ad esempio, contribuiscono all'10% del PIL italiano e immettono nelle casse previdenziali 11,9 miliardi di euro, ma non hanno diritto di partecipare alle elezioni: i doveri dei cittadini vanno di pari passo con i loro diritti.
Possiamo affrontare il tema dei migranti per favorire percorsi di emersione dall'illegalità: è importante il collegamento con i servizi sanitari, sociali e per il lavoro, per accompagnare le persone verso una situazione di legalità, riconoscendo i diritti sociali e civili a tutti i cittadini, anche non comunitari.
Domenica, l’Avvocato Nazarena Zorzella, su Repubblica Bologna ha suggerito il modo con cui i Comuni possono continuare a rilasciare la carta d'identità ai richiedenti asilo: visto che il permesso di soggiorno non è più un documento valido per chiedere la residenza anagrafica, se ne possono presentare altri, come il passaporto o l'identificazione effettuata dalla Questura.
A livello costituzionale, il diritto di iscrizione anagrafica viene garantito e tutelato da diversi articoli, e deve permettere di accedere al diritto alla scuola, alla sanità, alla formazione, all’iscrizione ai Centri per l’impiego e al lavoro.
L’iscrizione anagrafica, oltre che diritto, costituisca anche un dovere a cui sia il cittadino che lo straniero sono chiamati ad ottemperare. L'obbligo (prima ancora che il diritto) di iscrizione scatta, in base alla legge 1228/1954, per chiunque abbia dimora abituale in un Comune. Per lo straniero, poi, l'equiparazione con il cittadino italiano (obbligo e diritto) si realizza in base alla sua condizione di soggiorno regolare, non in base al particolare tipo di permesso di soggiorno posseduto. Il decreto sicurezza si limita ad affermare che il permesso di soggiorno per richiesta di asilo non costituisce titolo per l'iscrizione anagrafica, ma non mette in discussione (non può farlo) la condizione di soggiorno regolare di chi lo possegga.
Credo importante come Comune di Bologna lavorare, insieme all’ANCI, per costituire l’albo per l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, comprendendo anche coloro che sono in attesa di risposta.
Possiamo e dobbiamo, come città di Bologna, tutelare chi è più debole e non permettere che chi chiede protezione internazionale sia spinto nell’illegalità.