Il ruolo dei musei nella lotta alla povertà educativa
Save the Children ci ricorda che in Italia il 64% dei minori nell’ultimo anno non ha svolto almeno quattro attività tra: andare a teatro o ad un concerto, visitare musei, siti archeologici o monumenti, svolgere regolarmente attività sportive o utilizzare internet. E che il 48% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro. Le cause? Povertà della famiglia di appartenenza, insufficienza delle strutture scolastiche, inadeguatezza dell’offerta formativa.
I luoghi della cultura, musei in testa, possono concretamente assumere la lotta contro la povertà educativa come uno degli obiettivi di missione principali. Le attività educative e aggregative di musei e biblioteche devono essere centrali se vogliamo davvero che siano istituzioni ancora più inclusive.
Il Comune di Bologna è impegnato per promuovere un’idea di Bologna come città dei diritti e delle pari opportunità, investendo su scuola, cultura e educazione.
Anche per l'anno scolastico 2016/2017 l'Istituzione Bologna Musei offre gratuitamente una quota di attività didattiche alle scuole del territorio che presentino un progetto legato alla valorizzazione delle collezioni museali, con una particolare attenzione per i progetti che utilizzano il patrimonio culturale come mezzo di integrazione e inclusione sociale. Mentre dall'Archeologico al Medievale, dal MAMbo alle Collezioni di Palazzo d'Accursio, dal Museo della Musica a quello per la Memoria di Ustica, i musei comunali di Bologna aprono le porte gratuitamente alle scuole ma anche a tutti gli studenti dell'Ateneo bolognese, l'Istituzione culturale più importante della nostra città, l'Università di Bologna, ha deciso invece di rendere a pagamento i laboratori e le visite guidate nei musei universitari per le scuole di Bologna.
L'Università di Bologna, istituzione che più di ogni altra dovrebbe essere di stimolo e di servizio per la cultura, chiede due euro a bambino per l'accesso delle scolaresche alle visite guidate ed ai laboratori dei musei universitari.
Credo che l'Università debba rivedere questa decisione, in particolare in anni, come sono quelli in cui stiamo vivendo, di sofferenza economica delle famiglie e di aumento delle disuguaglianze sociali e soprattutto culturali ed educative. Anche perché le scolaresche, oggi estasiate davanti al grande scheletro del diplodoco e del pesce luna, saranno gli studenti universitari di domani, i laureati, i ricercatori e soprattutto saranno cittadini più o meno capaci di civiltà in relazione agli strumenti culturali di cui avranno avuto l'opportunità di fruire.
Il rischio è di interrompere la collaborazione tra le scuole della nostra città e i musei dell'Università. Il rischio, se i musei saranno a pagamento, è che i bambini delle nostre scuole non ci potranno andare. È un errore, un grave errore.
Credo importante un confronto tra l'Amministrazione comunale e l'Università di Bologna per definire insieme le modalità di accesso delle nostre scolaresche ai musei cittadini.