Migranti, serve la collaborazione di tutti i territori
Gentile Presidente,
il 37% dei comuni emiliano-romagnoli non ospita migranti, a Bologna il 32,7%.
La mappa dell'accoglienza è riferita ai migranti accolti nei CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria).
Stiamo vivendo migrazioni di intere popolazioni, persone che scappano da guerre e fame. Come ne prepariamo l'accoglienza nei paesi che non vivono attualmente i drammi da cui le migrazioni hanno origine? Come coinvolgiamo le nostre comunità e i nostri territori?
Sono 123 i Sindaci fuori dal sistema di accoglienza, mentre sono 211 i Comuni che hanno detto sì. La provincia più virtuosa è Ravenna, mentre la maglia nera è Rimini con quindici sindaci su venticinque che hanno detto no. Nell'area metropolitana di Bologna sono 17 i Comuni che si tirano indietro nell’accoglienza dei profughi.
Se si riuscissero a coinvolgere tutti i territori, il numero di migranti da ospitare per ogni comune sarebbe veramente molto basso: significherebbe appena 12 migranti per Comune. Credo sia importante coinvolgere attivamente tutti gli enti locali e chiedere loro di partecipare al sistema di accoglienza, serve una equa distribuzione dei profughi e soprattutto la collaborazione di tutti i Comuni.
Siamo una delle regioni che accoglie di più, sono 11mila i profughi e richiedenti asilo in regione. Ma non si può più agire secondo una logica di emergenza e occorre strutturare un modello di accoglienza che sia dignitoso per tutti (sia per chi arriva che per chi accoglie). Bisogna affrontare questo fenomeno tutti insieme, in maniera strutturale e serve più coordinamento e più collaborazione da parte di tutti.
Dobbiamo lavorare non solo a livello istituzionale, ma anche a livello culturale. Occorre dare a tutti i cittadini l'opportunità di partecipare alla ricerca di risposte.
A Bologna, c'è il progetto Vesta che vuole offrire l’opportunità ai cittadini di contribuire allo sviluppo di un nuovo modello di integrazione accogliendo i rifugiati nelle proprie case (http://progettovesta.com/) e il progetto “A casa mia” che permette alle famiglie di ospitare il fine settimana bambini stranieri che vivono nelle comunità della nostra città.
Anche a Bologna, possiamo lavorare per costruire ponti, ad esempio promuovendo il modello dei "corridoi umanitari" anche sul nostro territorio: un progetto per consentire a chi fugge da guerre e fame la possibilità di entrare in Italia in modo sicuro per sé e per tutti.
C'è molto lavoro da fare se vogliamo essere una comunità, una provincia e una regione in grado di promuovere una cultura di giustizia sociale e inclusione.