Il dramma dei profughi deve interrogare i cittadini europei

Le centinaia di uomini, donne e bambini morti nelle acque del Mediterraneo in fuga da fame e guerre ci sconvolgono e ci indignano.

La strage in mare, dopo il naufragio avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 aprile al largo delle coste libiche in cui potrebbero aver perso la vita settecento persone, è la più grave della storia del Mediterraneo. Ma è anche l’ultima di una lunga serie. Da gennaio a oggi sono annegati in quel tratto di mare circa 1.600 migranti.

Dobbiamo chiederci cosa stiamo facendo e cosa possiamo fare per organizzare il salvataggio dei profughi, per costruire un sistema di solidarietà e accoglienza europeo in grado di rispondere concretamente al dramma dei migranti.

Fino alla fine del 2014 erano in attività i mezzi di “Mare Nostrum”, l’imponente operazione di ricerca e soccorso del governo italiano, dopo il duplice naufragio a largo di Lampedusa che costò la vita a 600 migranti. Terminata “Mare Nostrum” è seguita l’operazione “Triton”, coordinata dall’agenzia europea Frontex con risorse e obiettivi più limitati: i risultati sono oggi sotto gli occhi di tutti.

Consapevoli della situazione drammatica che vivono migliaia di persone in Medio Oriente, l’Unione Europea dovrebbe lanciare una grande operazione di soccorso in mare al largo della Libia e garantire canali legali di accesso a tutti i profughi in fuga da guerre e persecuzioni che non hanno altra possibilità che salire sui barconi della speranza, pronti a tutto pur di approdare sulle nostre coste per fuggire dalle bombe. In alternativa, l’unica soluzione per limitare il flusso di migranti è impegnarsi a risolvere i conflitti che sono all’origine delle guerre in Medio Oriente e lavorare per migliorare le condizioni di vita del sud del mondo.

Come Amministratori locali e cittadini europei abbiamo anche noi una grande responsabilità. Dobbiamo essere disponibili a rafforzare l’unità politica dei 28 paesi dell'Unione Europea, accettare una politica estera comune e chiedere la costruzione di un’Europa politica, di un governo europeo.

Siamo disponibili a cedere sovranità o vogliamo continuare a essere complici di questa strage a pochi km dalle nostre coste? Siamo disponibili e ci impegniamo a spiegare ai cittadini e all'opinione pubblica che è necessario costruire un Europa solidale e un vero sistema di accoglienza per chi fugge da fame e guerre, un sistema per accompagnare le persone verso una situazione di legalità, riconoscendo i diritti sociali e civili a tutti i cittadini, anche non comunitari?

Gentile Presidente, concludo con le parole di uno scritto (L’obbedienza non è più una virtù) di Don Lorenzo Milani:“Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri”.