Al CIE salute a rischio e condizioni di vita disumane
La visita ispettiva della Asl di Bologna del 14 gennaio conferma la situazione drammatica del Centro di identificazione ed espulsione di Bologna.
Nei giorni scorsi, un'equipe di Medici per i Diritti Umani ha visitato il CIE e denunciato la totale inadeguatezza della struttura a garantire la dignità umana dei migranti trattenuti. Le condizioni igienico-sanitarie e strutturali del centro appaiono inaccettabili. Mancano i requisiti minimi di vivibilità delle zone riservate ai trattenuti: stanze prive di riscaldamento funzionante, finestre e vetri danneggiati, docce inservibili e in alcuni casi con acqua fredda, toilette prive di porte di ingresso, lavandini divelti. Gli spazi interni ed esterni degli alloggi si presentano inoltre in uno stato fatiscente e le condizioni di pulizia sono estremamente carenti.
In questa situazione, non vengono garantiti diritti e tutele così come previsto dalla legge.
Questa mattina ho presentato un'interrogazione al Direttore Generale del Comune di Bologna e alla Garante delle persone detenute di Bologna, per richiedere di ricevere copia del verbale della visita ispettiva effettuata il 14 gennaio scorso dall'Asl di Bologna che dimostra l'inadeguatezza e le carenze dell'edificio di via Mattei.
Credo sia il momento opportuno per chiedere con forza di chiudere definitivamente il CIE di Bologna, una struttura che rappresenta non solo un pericolo per le persone ma anche un costo sociale e economico enorme.
Il CIE è un luogo di degrado, di violazione dei diritti umani.
Il prossimo Parlamento dovrà occuparsi di superare le leggi disastrose che sono alla base di questi centri e che richiamano ad una responsabilità istituzionale e collettiva.
Il Comune di Bologna e il Sindaco Virginio Merola, quale rappresentate dell'autorità sanitaria locale così come prevede la legge, può emanare ordinanze contingibili ed urgenti, con efficacia estesa al territorio comunale, in caso di emergenze sanitarie e di igiene pubblica.