Domanda di attualità su “La situazione della Casa Circondariale di Bologna - Carcere Dozza”
Gentile Assessora,
durante le tensioni scoppiate anche all’interno del carcere della Dozza a Bologna, in seguito alle restrizioni imposte dalle misure anticoronavirus che hanno limitato i colloqui con i familiari, alcuni detenuti hanno sottratto le medicine dall'infermeria e un detenuto della Casa Circondariale di Bologna è morto per un'overdose da psicofarmaci.
Oltre alle carenze strutturali degli edifici, è allarmante la carenza di personale della polizia penitenziaria e di educatori all’interno del carcere Dozza di Bologna: sono solo 6 educatori per 891 detenuti (quando la capienza massima è di 500 persone).
Oggi, il nuovo decreto punta a facilitare la detenzione domiciliare per le persone che sono a fine pena, per rispondere così alla crisi legata sia al sovraffollamento che all’epidemia Coronavirus. Se non vogliamo che il carcere sia un processo di esclusione sociale, di disumanizzazione, scontare una pena deve poter essere un percorso che ristabilisce la giustizia e non che aggiunge un'ingiustizia.
Le chiedo cosa possiamo ancora fare, come Amministrazione comunale. Quale può essere il contributo del Comitato locale sull’esecuzione penale cittadino, per provare a garantire condizioni di lavoro e di vita dignitose sia per chi lavora (polizia penitenziaria e educatori) che per gli uomini e le donne detenuti.
Risposta dell'assessora Zaccaria
"Grazie della domanda alla consigliera Clancy, e ai consiglieri Errani e Piazza, che mi danno l’opportunità di aggiornarvi sulle condizioni dell’istituto penitenziario, innanzitutto però mi associo alla solidarietà e alla vicinanza che è stata manifestata nei confronti della direzione e di tutto il personale dell'Amministrazione penitenziaria, in particolare alla Polizia Penitenziaria e al personale sanitario presente nella struttura.
Io, come ha sottolineato il consigliere Piazza e lo ringrazio, sono convinta che si assolutamente necessario garantire ai detenuti condizioni di vita dignitose, ma mi associo anche alle dichiarazioni fatte dal Garante nazionale secondo cui queste proteste sono sfociate in violenze che sono inaccettabili, che hanno messo a rischio la vita non solo dei detenuti, anche di quelli che non hanno voluto partecipare, ma di tutto il personale, che svolge una funzione importante e non ha certo responsabilità di carenze, che sono pur gravi.
Colgo l’occasione per ringraziare anche il dott. Antonio Ianniello, il nostro garante, perché è costantemente presente e ci teniamo sempre aggiornati e la gran parte delle informazioni che oggi vi porto sono date da lui. All'interno del carcere si sta attuando uno sforzo che in questo momento è straordinario per far fronte alla situazione. Da un lato bisogna mantenere alta l'attenzione circa nuovi possibili disordini e, dall'altro, c’è il tentativo di tornare alla normalità che passa necessariamente dal progressivo ripristino dei locali e delle infrastrutture, anche di tipo sanitario, vi ricordo che le devastazioni hanno anche interessato ambulatori medici, spazi e strumentazione per le visite specialistiche. Sono già stati effettuati dei trasferimenti di alcune persone detenute verso altri istituti penitenziari per motivi di ordine e sicurezza. È però evidente che ciò non è sufficiente e che i disordini hanno causato delle conseguenze che hanno inciso moltissimo sulle condizioni generali di vita delle persone detenute. Nel reparto giudiziario, dove c’è stata la principale rivolta, non essendoci attualmente le condizioni di sicurezza a causa delle devastazioni che ne hanno interessato gli spazi, le persone detenute rimangono sempre nelle camere di pernottamento h 24, quindi una condizione molto restrittiva.
Per quanto riguarda le condizioni di salute, non ci risultano segnalazioni particolari, risulta quindi generalmente un un normale stato di salute. In merito alle condizioni dei luoghi, al primo piano è stata ripristinata la linea telefonica, anche se alcuni spazi rimangono ancora senza luce. Il reparto giudiziario è quello maggiormente danneggiato e questo incide sia sui detenuti, lo abbiamo già detto, ma anche sulle condizioni di lavoro degli operatori che vi prestano servizio e che hanno visto dunque ulteriormente appesantire l’attività che svolgono. Negli altri reparti la quotidianità, pur nell'emergenza, va avanti in modo ordinario. Ci tengo a ribadire che un consistente numero di persone detenute ha adottato comportamenti responsabili durante la rivolta, non partecipando ai disordini e alle devastazioni, anche molti detenuti che si trovavano nel reparto giudiziario, che è stato quello maggiormente coinvolto nelle violenze. Io credo che sia molto importante ripartire dal senso di responsabilità di queste persone per superare questa fase di emergenza, che è di luoghi ma anche sanitaria, come è fuori. L'alleggerimento dei numeri delle presenze ovviamente migliorerebbe le condizioni di vita di tutti, dei detenuti e degli operatori, e renderebbe più facile il ripristino delle strutture. A questo proposito vi dico che a livello centrale è operativa una task force, voluta dal Ministro della Giustizia, in cui sono presenti il Garante nazionale e i Capi Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e della Giustizia minorile e di comunità, proprio con il compito di elaborare strategie possibili d'intervento per far fronte all'emergenza e per tenere monitorata la situazione negli istituti penitenziari. Per quello che riguarda la possibilità della detenzione domiciliare, se voi guardate il decreto "Cura Italia" che è stato approvato ieri, l’articolo 123 ha già disposto la facilitazione dell’accesso alla detenzione domiciliare a chi ha pene inferiori ai 18 mesi. È evidente che dovremmo valutare in termini numerici gli effetti dell’applicazione di questo decreto. Nei giorni scorsi la Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento del Dap, ha autorizzato l'utilizzo della posta elettronica per la corrispondenza con i familiari anche per i ristretti nel circuito Alta Sicurezza, presenti anche a Bologna.
Si sta cercando inoltre di garantire un maggior numero di comunicazioni telefoniche e via skype, anche se si deve per forza ragionare in un ottica di potenziamento delle line telefoniche e delle postazioni informatiche, però si sta cercando di puntare su questo per mantenere il più possibile i rapporto con i famigliari e i parenti, per migliorare un po’ le condizioni psicologiche dei detenuti. Sono stati ripristinati i colloqui con i difensori, come a normativa per gli atti urgenti e improrogabili, che all'ingresso in istituto potranno essere sottoposti al triage e dovranno compilare un modulo di autocertificazione, si fa il possibile per preservare chiunque entri e di non portare dentro il virus. Sempre allo stesso fine, la Protezione civile ha installato fuori dal carcere due tende per il pre-triage, una destinata ai detenuti nuovi giunti, l'altra al personale del carcere. Noi siamo in costante contatto con la Direzione, stiamo cercando di risolvere le esigenze che via via si stanno manifestando, perché immediatamente dopo i disordini quasi non si riusciva a capire quali fossero le priorità, io e il sindaco abbiamo dato tutta la nostra disponibilità per le questioni che man mano stanno emergendo, dalla necessità dei dispositivi di protezione, alla possibilità di riattivare i servizi di mediazione culturale, ci stiamo proprio guardando in questi giorni e sarà mia cura tenervi informati man mano che riusciamo a trovare delle soluzioni".