Un sì o un no?
Referendum - Intervento in aula del consigliere comunale Pd Francesco Errani
Con un si o un no potremmo illuderci di chiudere il tema che il referendum ha aperto. Forse vale la pena di chiederci: è una cosa buona chiudere o è più utile aprire?
Aprire significa rispettare i risultati del referendum, ascoltare che cosa tanti cittadini hanno voluto dire tanto con il si che con il no.
In anni di tagli alla scuola, come agli altri servizi, una parte dei cittadini ha pensato che dirottare i finanziamenti pubblici dalla scuola privata alla scuola pubblica potesse limitare i tagli a quest'ultima.
Questa opinione è stata presentata alla città, c'è stato il referendum e la maggioranza dei votanti si è espressa a favore di questa proposta.
Se vogliamo rispettare i nostri concittadini, non possiamo non tenere nella dovuta considerazione le loro opinioni e siamo tenuti ad offrire una prospettiva alla loro domanda: come fare in tempi di tagli a mantenere la qualità della scuola per i bimbi della città?
Dirottare l'attuale contributo dalla scuola privata alla scuola pubblica non risolverebbe il problema del peggioramento progressivo delle condizioni cui la scuola pubblica viene ridotta.
Occorre superare la logica dei tagli.
Occorre assumere come riferimento un'altra logica: la logica della valorizzazione delle risorse.
Che risorse ha la nostra scuola?
La sua storia. I suoi insegnanti, educatori e collaboratori scolastici. Le risorse culturali del territorio (aule didattiche, musei, parchi, etc.). I pedagogisti dei Quartieri. I genitori. L'Università.
La storia della scuola bolognese è storia di partecipazione. È la partecipazione che ne ha determinato la qualità.
Valorizzare le risorse significa richiamare la partecipazione di tutti alla riprogettazione della scuola della nostra città, alla definizione delle regole, in particolare il rispetto della pluralità delle appartenenze culturali e religiose l'apertura senza esclusioni di reddito, di appartenenza culturale, di disabilità.
Il rispetto delle regole deve essere discriminante per accedere alle risorse pubbliche anche da parte delle scuole private, che possono contribuire con le rispettive competenze e idee, così come avvenuto con l'esperienza del percorso partecipato 0-6 e dell'istruttoria pubblica. Il Comune di Bologna deve vigilare sul rispetto delle regole.
Anziché chiudere con un si e un no, con una decisione che umilia una parte dei cittadini e non migliora le condizioni dell'altra parte, apriamo alla partecipazione di tutti. Propongo di ascoltare, organizzando un convegno cittadino, le proposte dei cittadini che hanno lavorato in questi mesi nell'esperienza dell'istruttoria pubblica e del percorso partecipato 0-6.
Propongo di incontrare chi ha promosso il referendum per ricercare una soluzione possibile.
Credo che questo sia il metodo possibile per affrontare e superare i problemi.
Oggi il mio è un voto di astensione che certifica anche una personale sconfitta, uno sforzo per aprire e costruire un dialogo purtroppo oggi impossibile.
La speranza, da domani, e di riaprire (non chiudere) e scegliere la logica della valorizzazione delle risorse di Bologna, della partecipazione e dell'ascolto.