La Dozza al collasso
da BoDem il magazine dei democratici, http://www.bodem.it/it/bologna/38-la-dozza-e-al-collasso
La Dozza al collasso
È drammatica la situazione del sistema carcerario italiano. Di fronte al sovraffollamento e al calo di risorse siamo oltre l'emergenza, il sistema è al collasso. All'interno della Casa Circondariale di Bologna, la capienza di 490 detenuti è abbondantemente superata dalle oltre 1.000 presenze; più del 60% sono detenuti in attesa di giudizio e le condizioni igienico-sanitarie sono drammatiche sia per chi lavora che per chi è detenuto. Un terzo dei detenuti oggi in carcere alla Dozza ha problemi legati alle tossicodipendenze, quindi a reati connessi legati all'uso di sostanze, il 10% di detenuti non comunitari sono in carcere per il reato di clandestinità.
In questa situazione, nessuna socializzazione è possibile. Non è possibile il periodo di isolamento, così come previsto dalla legge, nè l'avvio del trattamento socio-educativo previsto dall'ordinamento penitenziario. La verità è la crisi della destra, di un modello culturale e sociale, di leggi fallimentari: la Bossi–Fini e il Decreto Alfano-Maroni, sono provvedimenti che aumentano le disuguaglianze non garantendo diritti e tutele. La detenzione doveva essere l'estrema ratio mentre oggi è la normalità, quando la maggioranza dei reati potrebbe prevedere invece la domiciliazione.
Uno Stato democratico quando costringe in un luogo di restrizione ha il dovere preciso di garantire condizioni di vita dignitose: il carcere non deve punire ma rieducare.
Il 10 ottobre 2011, il Consiglio comunale di Bologna ha approvato all'unanimità un Ordine del giorno in tema di esecuzione penale. Abbiamo deciso di partire dagli ultimi, provando a capire cosa può fare il Comune di Bologna di fronte a una situazione disumana.
Se non vogliamo che il carcere sia un processo di esclusione sociale, di disumanizzazione, scontare una pena deve poter essere un percorso che ristabilisce la giustizia e non che aggiunge un'ingiustizia. Occorre che il carcere possa essere vissuto come il dovere, ma anche come il diritto, di pagare per un'azione ingiusta commessa nei confronti della società, di cui si è però legittimamente ancora parte, ed è necessario che lasci intravedere una prospettiva, un futuro possibile.
A Bologna, ci sono alcuni progetti all'interno della Dozza che confortano questa prospettiva, come l'esperienza musicale del coro diretto dal maestro Napolitano, il laboratorio sartoriale operante all’interno della sezione femminile, che offre la possibilità alle detenute di imparare un mestiere, l'apicoltore per la produzione del miele, il laboratorio per il trattamento di materiali elettrici, l'officina meccanica in carcere in collaborazione con IMA, GD e Marchesini.
Occorre valorizzare queste esperienze e moltiplicarle. L'Amministrazione della nostra città, attraverso il Comitato locale per l'area dell'esecuzione penale, può e deve curare l'integrazione di una pluralità di risorse, alcune già attive, altre che possono aggiungersi: i servizi, le piccole cooperative per l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate, il volontariato, l'Università.
Se vogliamo costruire una politica inclusiva, serve un impegno più attivo del Comune di Bologna nelle politiche per il carcere e un serio e costruttivo confronto con le realtà di volontariato e le istituzioni cittadine, senza dimenticare che il Sindaco di Bologna è il Sindaco di tutti, anche dei cittadini detenuti.