Il servizio pubblico per i poveracci e i servizi qualificati per chi può permetterseli non sono la prospettiva giusta
Un servizio pubblico reso dequalificato per essere "economicamente sostenibile", e un privato qualificato a pagamento non sono la risposta giusta. Le spese per i servizi socio-educativi devono permettere di cambiare paradigma e sono espressione di una scelta solidale in una società sempre più individualista. Preoccupano quindi alcune notizie apparse recentemente sulla stampa e che, se confermate, rischiano di avere pesanti ripercussioni sul welfare, l'istruzione e perfino sullo stato di salute della democrazia nella nostra città. Non è continuando a "perdere pezzi" di ciò che viene (veniva?) unanimemente riconosciuto come il "modello Bologna", apprezzato ovunque per la centralità del suo welfare, dei servizi pubblici alla persona, che si potrà far fronte alla crisi attuale. Ancora di più sgomentano alcune indiscrezioni di stampa secondo le quali verrebbe addirittura negata, ai cittadini bolognesi, la possibilità di esprimersi attraverso lo strumento democratico del referendum consultivo su un tema di grande attualità come la destinazione dei fondi comunali per l'istruzione.